Affido: è ancora un’accoglienza temporanea?

Il 31 maggio 2012 a Milano si è svolto il primo incontro tra l’Associazione Italiana Magistrati per i Minorenni e la Famiglia e il Tavolo Nazionale delle Associazioni e Reti di Famiglie Affidatarie. Al centro del confronto la situazione dell’affidamento familiare in Italia e le possibili piste di riflessione e azione comune per rilanciare la tutela del diritto dei bambini e dei ragazzi a crescere in famiglia.

L’incontro, nato da una richiesta del Tavolo Nazionale Affido, si è svolto in un clima di cordialità e attenzione reciproca, e si incentrato innanzitutto sulla difficile situazione dell’affidamento familiare Italia, in particolare alla luce degli ultimi dati statistici diffusi dal Centro Nazionale di documentazione e analisi sull’infanzia e l’adolescenza. Al 31 dicembre 2008, risultavano affidati 15.200 minori (il 50,1% affidati a parenti e il restante 49,6% a terzi). I minori inseriti nei servizi residenziali erano, alla stessa data, ancora 15.500, il che evidenzia il rispetto solo parziale delle priorità di intervento definite dalla legge n.184/1983 e s.m. che indicano l’affidamento familiare come prioritario rispetto all’inserimento in comunità. Si riscontrano poi forti differenze da una Regione all’altra: dai dati riportati nella stessa ricerca «risulta evidente come le modalità operative dei servizi territoriali del Centro e del Nord siano maggiormente orientate a privilegiare l’affidamento familiare (…) mentre le Regioni del Sud, rovesciando quest’ottica, presentano prevalenze più o meno marcate di ricorso all’accoglienza nei servizi residenziali».

Altri dati di rilievo sono quelli inerenti gli affidamenti giudiziari pari al 72,4% di quelli in corso (con un trend in progressivo aumento rispetto agli anni precedenti. Erano il 70% nella rilevazione del 2005); i minori stranieri in affido, pari al 16,4%, (dei quali, il 26,7%, “non accompagnati”). Il 16,9%  dei minori è affidato da meno do 1 anno, il 20,2 % da 1 a 2 a  anni, il 23,2% da 2 a 4 anni ed il 32,7% da oltre 4 anni.

Risulta decisamente preoccupante – tenuto conto delle esigenze affettive dei bambini e delle conseguenze negative della carenza di cure familiari – il dato della prevalenza dell’inserimento nei servizi residenziali (56,8% dei casi) per i minori della fascia 0-2 anni.

Ancora più preoccupanti appaiono le prospettive future, specie alla luce dei progressivi tagli alla spesa sociale, della mancata definizione da parte dello Stato dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che dovrebbero essere garantiti su tutto il territorio nazionale, e delle carenze rilevabili nelle politiche e nei servizi all’uopo attivati dalle Regioni e dagli enti locali.

Il presidente nazionale dell’AIMMF, Luciano Spina, e la segretaria nazionale, Susanna Galli, hanno espresso forte condivisione verso il documento “Dieci punti per rilanciare l’affidamento familiare in Italia”, elaborato dal Tavolo Nazionale Affido, con il quale le Associazioni e Reti di famiglie affidatarie puntano l’attenzione sulla necessità di: rilanciare la promozione dell’affido familiare; completare l’azione di regolazione della materia (linee guida nazionali, leggi regionali, regolamenti locali, protocolli operativi); assicurare in tutti i territori l’istituzione dei servizi per la famiglia e dei servizi per l’affido e percorsi di formazione congiunta tra servizi e associazioni; potenziare il sistema di monitoraggio degli interventi di tutela dei minori fuori famiglia; potenziare la prevenzione degli allontanamenti dei minori dalle famiglie; assicurare affidi basati su valutazioni diagnostiche e prognostiche della situazione, progetti individuali condivisi, costante monitoraggio dei percorsi; garantire l’ascolto e il coinvolgimento attivo del minore, della famiglie di origine e affidatarie; assicurare preparazione e sostegno ai minori, alle famiglie d’origine e affidatarie; tenere distinte le finalità dell’affido e dell’adozione; valorizzare il ruolo dell’associazionismo.

Il presidente Spina ha inoltre sottolineato che, in questo momento storico-politico, il «salvaguardare e rafforzare la tutela dei diritti dei minori, richiede la necessità di mantenere l’effettività della specializzazione della giustizia minorile, con il mantenimento dell’integrazione con i saperi extragiuridici, come previsto dalle Linee Guida del 2010 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa sulla giustizia a misura di bambino».

Il confronto ha poi centrato l’attenzione su alcuni nodi critici dell’affidamento familiare, quali la tutela della continuità degli affetti dei minori in affido, i tempi delle decisioni giurisdizionali, l’affidamento dei minori piccolissimi, il prosieguo amministrativo del sostegno per i minori in affido che raggiungono la maggiore età; il lavoro sul consenso dei genitori; l’ascolto del minore e degli affidatari e il ruolo di accompagnamento delle associazioni; temi diversi e complessi sui quali si avverte il bisogno di una riflessione allargata, che favorisca la costruzione di linguaggi condivisi e di modalità d’intervento comuni.

L’incontro si è concluso con la reciproca disponibilità a proseguire il confronto tra magistrati minorili ed associazioni, anche in vista di possibili documenti e prese di posizione comuni, e a favorirne l’allargamento alle rappresentanze dei servizi affidi pubblici.