Arrivi di migranti triplicati nel 2013: centri di accoglienza al collasso

cieNel 2013 sono più che triplicati gli sbarchi sulle coste italiane, soprattutto siciliane, rispetto al 2012: 41mila i migranti giunti nel corso dell’anno appena terminato contro i 13mila di quello precedente. Esaminando i dati si notano in particolare l’aumento dei siriani (11mila nel 2013 rispetto ai 600 del 2012), gli oltre 9mila eritrei, i 3.200 somali, i 2.600 egiziani e i 2.50 nigerini.

Prima conseguenza dell’incremento degli sbarchi sulle nostre coste è la situazione, sempre prossima al collasso,  dei centri di accoglienza. Quello di Mineo, in provincia di Catania, per esempio, ospita 3.800 migranti, quasi il doppio della capienza prevista di 2.000 posti.

La situazione di emergenza è ormai quotidiana e si attendono segnali politici in merito. Attualmente il Ministro dell’interno Angelino Alfano, il viceministro Filippo Bubbico e il sottosegretario Domenico Manzione stanno lavorando a una riduzione della permanenza nei Centri di Identificazione ed Espulsione a non più di 2 o 3 mesi, mentre oggi gli immigrati possono restare rinchiusi nei Cie fino a 18 mesi. Ad aggravare la situazione c’è anche il fatto che, a metà novembre 2013, la metà dei 12 Cie esistenti erano fuori uso: a causa di chiusure, ristrutturazioni e manutenzioni, la capienza teorica di 1.851 posti si era ridotta a soli 700.  In ogni caso, però, l’abolizione di questi centri è da escludere.

Ugualmente complessa è la situazione dei Centri di Assistenza Richiedenti Asilo che, a fronte di una capienza di 7.500 posti, attualmente ospitano 10.100 richiedenti asilo o protezione umanitaria. Altri 3mila posti sono stati messi a disposizione in una serie di province dai prefetti  in accordo con enti e associazioni.

Altri 9.500 immigrati sono ospitati dallo Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) che nel 2013 potrà contare su 3.500 posti in più.

Capitolo spese. L’operazione Mare Nostrum, che da metà ottobre vede impegnate diverse unità della Marina militare nel pattugliamento del Mediterraneo, non ha finanziamenti ad hoc e ogni uscita o missione è ormai calcolata con i fondi minimi indispensabili. Per i Cie nel 2013 sono stati spesi 236 milioni di euro e il 2014 comporterà un costo ulteriore di altri 220 milioni.

Senza dimenticare i rischi per l’ordine pubblico, sul quale vigila il dipartimento di Polizia di Stato  guidato dal prefetto Alessandro Pansa. Un problema aggravato dal fatto che, nei vari Cie, vigono anche regole diverse, decise dai questori, per cui “capita che in un centro si possa usare il telefonino e in un altro no”, come ricorda il sottosegretario Manzione.

Daniele Tissone, segretario generale del sindacato di polizia Silp Cgil rileva che “i colleghi anziché occuparsi delle operazioni per agevolare l’identificazione degli stranieri sono costretti a mediare continuamente, con enormi sforzi peraltro non pagati, tra le proteste e le diverse strategie di resistenza, prima tra tutte l’occultamento della propria identità”.Alcune migliaia di poliziotti, inoltre, sono impegnate a tavolino nella burocrazia dei permessi di soggiorno e delle altre pratiche di immigrazione. Questo mentre tutti i sindacati di polizia chiedono da anni di destinare i propri assistiti a compiti operativi.

Per quanto riguarda la procedura di identificazione dei clandestini, si punta a effettuarla negli istituti penitenziari. La norma, già prevista dal decreto legge “svuotacarceri”, prevede la poco probabile evenienza che siano i consoli a recarsi negli istituti di pena e quindi andrà rivista. “Ci sono almeno 3 profili di lavoro fissati – annuncia Manzione –: uno amministrativo, con un tavolo tecnico che dovrebbe chiudersi in tempi stretti; uno politico, che con 2 mozioni approvate in Parlamento ha già definito la road map di intervento sulle norme; e la revisione dei sistemi di appalto dei servizi per Cara e Cie”.

 

Fonte: Il Sole 24 Ore (03/01/2014, p.12)