Sostegno a Distanza

Storie di Sostegno a Distanza

Kosovo, Zelda, 12 anni e già mamma di 4 fratelli

Nel momento in cui scriviamo Zelda è una giovane neo-laureata della Facoltà di Psicologia. Anche quest’opportunità le è stata donata dai sostenitori a distanza che hanno pagato le tasse universitarie per lei. Poter raccontare questa storia è una soddisfazione, significa aver realizzato uno dei sogni più grandi che ci siano: dare una casa a dei bambini soli e abbandonati. LEGGI TUTTO…

Ghana, il piccolo Courage: «A 6 anni ho dovuto iniziare a lavorare»

Courage in inglese significa coraggio. È il nome che daremo, usando un po’ di fantasia, a uno dei piccoli ghanesi della città di Ho. Il ragazzo di coraggio ne ha di nome e di fatto. La sua storia è indimenticabile. Inizia con la morte del padre, avvenuta quando Courage aveva solo 6 anni. Da quel momento la madre comincia ad avere seri problemi economici, perché era il marito a tenere economicamente in piedi la famiglia. LEGGI TUTTO…

Moldova, l’altra faccia del sostegno a distanza

Tutti noi che sosteniamo a distanza conosciamo bene quanto è bello ricevere la lettera dei nostri altri figli, guardarne le foto, sperare in un loro futuro migliore e dare loro una mano concreta. Ma sappiamo che cosa provano i nostri migliori alleati sul campo, gli operatori che risiedono nei Paesi esteri? Un articolo scritto da un’operatrice in Moldova ci fa conoscere l’altra faccia del sostegno, quella che porta a termine il lavoro che noi iniziamo per i nostri piccoli amici. LEGGI TUTTO…

Perù, Joshua, 11 anni: una psicologa per amica

Anche Joshua domani potrà partecipare a una nuova serie di incontri. La notizia lo ha messo in grande imbarazzo: si tratta di andare dalla psicologa. Verrà tre volte al mese, di venerdì, grazie allo sviluppo del progetto Sui sentieri della famiglia. Sguardo ribelle e mille nuove emozioni nel petto, a Joshua l’idea di incontrare la psicologa non spiace anche per un altro motivo. LEGGI TUTTO…

Marocco: Samir, 16 anni in istituto e… poi arrivò Skype

Samir è stato abbandonato pochi giorni dopo la nascita. Oggi ha 16 anni, vive in istituto a Fez e da 6 anni ha trovato una madrina, Gina, che a distanza riesce a trasmettergli tutto l’amore che può (e che Samir divora). Dopo anni di lettere, foto e regali, pochi giorni fa i due si sono parlati per la prima volta in tempo reale, incontrandosi virtualmente. Samir e Gina, grazie alla tecnologia, hanno potuto guardarsi in viso grazie all’utilizzo di Skype. LEGGI TUTTO…

Moldova, Sandor, 12 anni: “Cara mamma a distanza, tu sei bella come mia madre?”

Tante belle parole abbiamo sentito, in questi giorni, ascoltando le recite dei bambini che si sono preparati alla festa dell’8 marzo, celebrata in tutti gli asili d’infanzia e in tutte le scuole. Particolarmente bello e sensibile il gesto di Sandor (nome di fantasia, ndr), un ragazzo che si è avvicinato all’assistente sociale con una busta in mano, chiedendo per favore di farla avere all’altra sua madre, che lui chiama “mamma Ava”LEGGI TUTTO…

Perù, Juan, 9 anni: non di solo pane vive un bambino

Quando ha saputo della gita, è entrato in una tremenda eccitazione. Si è sparsa subito la voce: con l’arrivo del nuovo mese, tutti fuori a divertirsi e a visitare una bella mostra. Juan (usiamo un nome di fantasia) queste notizie le capta dai grandi: le assistenti e gli educatori. Ma chi è che ha reso possibile questa gitaUn sostenitore che, col suo prezioso appoggio, supporta queste iniziative. LEGGI TUTTO…

Kosovo, Radu e Gabriel di 8 e 5 anni: sconfiggere la droga con il sostegno a distanza

Grazie al lavoro con gli operatori, Radu ha fatto grandi progressi! Il bambino ha ora più che mai bisogno di sostegno da parte di tutti coloro che lo circondano, dalla famiglia alla scuola, alla società. Grazie a Voi, dunque, sostenitori a distanza in Kosovo! I due fratellini stanno facendo grandi progressi: con il vostro prezioso aiuto miglioreranno ancora e ci auguriamo che, al più presto, possano vivere in una famiglia tutta per loro. LEGGI TUTTO…

Bulgaria, Oana, 16 anni: «Prima due volte abbandonata, poi… la mia chitarra»

Oana (nome di fantasia, ndr) è una ragazza bulgara di 16 anni con la quale il destino non è stato generoso. La sua è la storia di una bambina abbandonata più volte, ma con un talento speciale da sviluppare. La ripetuta esperienza dell’abbandono ha messo subito in evidenza agli occhi della squadra multidisciplinare, che la segue grazie a un sostegno a distanza, la fragilità del suo dono e l’urgenza con la quale occorre preservarlo. LEGGI TUTTO…

«Se mi aiutate con un’operazione, posso recuperare la vista!»

Kamal (nome di fantasia) ha 18 anni e vive ancora in un Istituto, a Meknes, collocato al 5° piano del Policlinico della città, che accoglie di solito bambini da 0 a 5 anni. Kamal invece è maggiorenne. Soffre di una disabilità che purtroppo finora non lo ha reso autonomo e indipendente e probabilmente non lo renderà mai tale. Una toxoplamosi, contratta in tenera età, lo ha infatti reso non vedenteLEGGI TUTTO…

Kosovo: a 9 anni sono diventata la mamma di mia sorella

Olyssa e Alba (sono due nomi di fantasia) attualmente vivono in Casa Famiglia in Kosovo. Provengono da una famiglia di un villaggio kosovaro. Olyssa ha 9 anni, Alba 5 anni. Il padre delle bambine è morto molto tempo fa. Olyssa, dopo la morte del padre, è rimasta insieme alla sorella sotto le cure della madre, che purtroppo ha iniziato presto a trascurarle. Entrambe le bambine hanno vissuto in cattive condizioni e sono rimaste traumatizzate da quel periodo. LEGGI TUTTO…

Moldova: Olga, 14 anni: disegnare in un vestito la fuga dall’abbandono

Olga è la sarta della famiglia, crea i vestiti per i fratelli più piccoli e li veste con gusto. «Per realizzare un vestito si deve avere molta pazienza e anzitutto il lavoro deve essere immaginato, sognato in tutti i suoi dettagli, in modo da non sprecare il tempo e le risorse». Sono pochi i ragazzi che alla sua età pensano in questo modo e sempre più pochi i giovani disposti a prendersi cura degli altri. LEGGI TUTTO…

Liliana e Tety: gemelle in tutto, meno che nel sostegno a distanza

«Questo articolo lo scrivo io, operatrice del sostegno a distanza in Ucraina, e vorrei tanto che lo leggesse ogni sostenitore che ha deciso di sostenere un minore; non importa in quale Paese si trovi il suo beneficiario. Solo per convincervi che, per vedere il volto illuminato del bambino, non ci vogliono regali di grandi giocattoli, di castelli, di bambole enormi o altre cose straordinarie. Basta un po’ d’affetto». LEGGI TUTTO…

Ghana: ridiventare padre e madre grazie a un sostenitore a distanza

Riusciamo a immaginare, in Italia, che cosa significhi essere economicamente autonomi in Africa? In Ghana, nell’area di Ho, c’è un progetto che prevede per 20 famiglie beneficiarie la conquista dell’indipendenza economica, da raggiungere nel giro di un anno circa, tramite il supporto tecnico di una équipe specializzata nell’aiuto alle attività lavorative familiari, che in Ghana spesso sono precarie, in modo da renderle più strutturate e durature nel tempo. LEGGI TUTTO…

La sfida di Gaby, 11 anni: «Voglio stare dritta sulla mia schiena»

Gaby è un bell’esempio di questo tipo di miglioramenti. Gaby è una bambina di 11 anni che vive sin dall’età di 3 anni in istituto. Si tratta di una bambina con gravi handicap fisici e mentali. Questa situazione fa sì che per Gaby qualsiasi attività quotidiana sia una vera e propria sfida, come ad esempio mangiare, bere, dormire, o sedersi su una normalissima sedia. LEGGI TUTTO…

Marocco: Mohamad, 14 anni: «Grazie al sostegno a distanza ho incontrato la Principessa»

Il sostegno a distanza non smette di sbalordire. Mohamad ha passato i primi anni di vita presso un Centro d’accoglienza di Rabat. Era un bimbo dolcissimo, sorridente e carino. Ma era solo: non ha mai potuto conoscere la carezza di una famiglia. Nel 2003, all’età di 5 anni, è stato poi trasferito in un nuovo centro di accoglienza del Marocco, dove è cresciuto e tutt’ora vive. La sua grande fortuna? Aver incontrato a 8 anni una coppia di sostenitori a distanza, due italiani. LEGGI TUTTO…

Cerco un sostenitore: Colombia, Esteban, 9 anni e «già alcolizzato per colpa di mia madre»

Esteban (nome di fantasia), di 9 anni. Con le sorelline Mary e Angela è sotto la protezione dello Stato fin dal 2006, quando subiva i maltrattamenti di una madre fragilissima e alcolizzata. Anzi, si può dire che, quando era in gestazione, Esteban succhiava anche il whiskey scadente che ingurgitava la mamma… E ne ha patito conseguenze a livello psico-motorio. I volontari che lo seguono in Colombia vogliono fargli rivedere la luce. LEGGI TUTTO…

Kosovo: a 7 anni Rina finalmente ha detto: «Mamma, ti voglio bene!»

Rina, una bambina con cui il destino, fino a poco tempo fa, è stato molto difficile. Quand’era piccola è rimasta orfana. Soffre di autismo; nei primi anni di vita è stata accolta in una famiglia affidataria, in un villaggio del Kosovo. La madre affidataria si preoccupa per il suo benessere fino all’ansia. I problemi di salute della bambina (convulsioni occasionali) hanno fatto sentire la madre affidataria molto preoccupata e stanca. LEGGI TUTTO…

«Cerco una speranza»: John, 8 anni: «Paralizzato per colpa di mio padre»

John ha 8 anni e si trova sotto la protezione dello Stato dal 2009 in quanto fu trovato abbandonato e ferito in un quartiere della città di Bogotà. La persona che lo ha trovato non ha voluto rivelare la propria identità, anche se si è scoperto che era la madre biologica. John fu portato in ospedale per i maltrattamenti che aveva ricevuto dal patrigno, provocati, secondo le inchieste sociali, dalla gran voglia del bambino di mangiare un frutto in più dopo cena. LEGGI TUTTO…

Pablito, 16 anni: “Non sono stato adottato… che ne sarà di me?”

Pablito è un ragazzo di 16 anni. È stato accolto nella Casa d’accoglienza di Campo Formoso, insieme alle sue due sorelle, in conseguenza di una sentenza perché vittime della negligenza della madre, la quale è dipendente dall’alcool e ha perso la patria potestà. Pablito non ha mai frequentato la scuola, a causa del suo grave stato di salute. Soffre molto sin da quando è nato, tuttavia è molto forte e desidera vivere. LEGGI TUTTO…

Moldova: «…quando la nonna alzò il bastone contro l’orfanotrofio!»

È inverno a Chisinau, in Moldova. L’alluvione dell’estate 2009 è ancora stampata sulle pareti delle case, ma c’è una donna che ha tutt’altra preoccupazione. Entra ed esce dalla porta risistemata di recente grazie all’aiuto dei volontari dell’Istituto N° 3 e del Centro Servizi Sociali. È una delle più anziane del villaggio. Entra ed esce da quella porta, con un solo pensiero al centro della fronte. LEGGI TUTTO…

«Perché non venite in istituto a festeggiare il compleanno con i miei genitori?»

Stefania e Andrea, coppia di sostenitori a distanza (i nomi sono fittizi), iniziano una maratona solidale. Faranno a gara per rendere felici i bambini e le bambine di un istituto in Ucraina: infatti il compleanno della bimba da loro sostenuta, Monia (ancora un nome di fantasia), sarà il pretesto per partire e festeggiare il compleanno di altri 120 piccoli ospiti. LEGGI TUTTO…

«Questo bambino non lo vogliamo». E Julio fu mandato in Istituto

Questa è la storia di un ragazzo nato in Brasile, nell’area di Bahia, da una madre giovanissima. Fu sottratto al seno materno quando ne era appena uscito. Lo chiameremo Julio, usando un nome di fantasia. La famiglia della madre non ha voluto che Julio stesse con loro e lo ha affidato ad altri, dicendo alla mamma che l’ospedale si sarebbe preso cura di lui. In realtà la famiglia, in segreto, lo aveva dato a un antico Istituto della città. LEGGI TUTTO…

Aleksej, 9 anni, «Non voglio ritornare in istituto, lasciatemi a casa mia, ma… non solo a Natale»

Siamo fuori Chisinau, in un piccolo villaggio della Moldova, dalle case vecchie quasi interamente coperte dalla neve. In questo paesaggio dipinto di bianco sembra tutto addormentato. Piano piano ci avviciniamo alla casa della famiglia G., che riconosciamo a fatica. Dalla finestra ci dà il benvenuto un ragazzino che sembra un piccolo Babbo Natale. LEGGI TUTTO…

Klaus: «A 10 anni mi hanno cacciato dalla mia famiglia»

Vive in un Istituto a Plovdiv in Bulgaria. Ci è entrato perché con la famiglia non andava per niente bene. A casa gli hanno inculcato un’educazione sbagliata e un’immagine distorta di se stesso. Se oggi si chiede a Klaus di descrivere le sue capacità intellettive, si scopre un ragazzo che si rimira in uno specchio deformante. Si considera una sorta di ritardato mentale e pensa di non potercela fare più di tanto a scuola. LEGGI TUTTO…

«Pavel, sei il più grande dei tuoi fratelli: devi andare in Istituto»

C’è neve in Moldova. È un biancore universale disteso sulla contrada, che restituisce alle città una ritrovata innocenza. Un ragazzo fra tutti procede in quel bagliore. Forse fantastica di dare battaglia a esseri immaginari. Forse è stanco per via delle lunghe lezioni. Forse gli manca qualcuno. Si chiama Pavel e la sua storia è quella che scegliamo oggi, tra migliaia e migliaia di altre. È del fiocco di neve che si posa su di lui che vogliamo raccontarvi… LEGGI TUTTO…

«Quando sarai più grande, verrò a prenderti e ti porterò a Venezia!»

Anche il Sostegno a Distanza crea un rapporto fra un adulto e un bambino in difficoltà: ce lo dice Chiara in questa lettera. “Mi racconti qualcosa di Kabila e Lumumba? Sarebbe davvero bellissimo per me portarti a Venezia, magari quando sarai un po’ più grande, chissà…  ce la faremo. Ci proviamo, ok? Un abbraccio, Chiara. P.S. Spero che a breve tu possa ricevere un regalino di Natale… anche se in ritardo!”. LEGGI TUTTO…