Ciao Giuliano: questa volta hai aperto un ticket per l’aldilà

Giuliano al lavoroA chiedergli il suo prezioso aiuto, rispondeva tre volte su due con un monosillabo. «No». Ma non appena tu cercavi le parole giuste per convincerlo a dare priorità alla tua richiesta rispetto a quelle degli altri colleghi- che come te caldeggiavano le proprie urgenze per non perdere una giornata di lavoro- lui aveva già in mente la soluzione anche al tuo ‘guaio tecnologico’. E soprattutto aveva trovato dentro di sé la disponibilità generosa ad aiutarti, nonostante quel finto ‘stop’ con cui cercava ogni volta di mettere in fila la mole di richieste: «Non venire a dirmelo in ufficio, che il pc si è rotto, il telefono non funziona, ecc… per favore apri un ticket».

Ma non facevi in tempo a ritornare nel tuo ufficio, che lui era subito dietro di te, e sottovoce, con fare rassicurante, si avvicinava al monitor parlando. Con te, con lui, con se stesso. «Vediamo che succede, vediamo, ah ecco…». E tutto tornava magicamente a funzionare.

Dietro tutta la rete informatica di Ai.Bi., c’era da 15 anni lui, Giuliano Bazzarin. Alto e stempiato, era una persona riservata. Ma aveva un umorismo sottile che metteva in gioco al momento giusto. Profondamente religioso, nel suo ufficio aveva il calendario della Madonna di Medjugorje, fitto di appuntamenti fino a metà ottobre. Tra tanti biglietti, e piccoli oggetti, appuntati su un pannello di sughero, una bustina monodose di zucchero con la stemma della sua squadra del cuore, il Milan; due scarpine di paglia arrivate chissà da dove.

ufficio 200
la sua scrivania

Sulla scrivania le palline di mouse da pc, gelosamente conservate accanto al monitor, divise per colore e impilate a piramide. Dietro la porta, una pila alta un metro e passa: centinaia di cd ‘bruciati’. Tanti oggetti, ma tutti in ordine. Come la sua grafia, che colpiva chiunque lo sorprendesse a scrivere appunti sulla sua agenda.

Se n’è andato in un giorno di sole, Giuliano, lui che non ha mai amato accendere i riflettori sulla propria vita. Schivo, non ha permesso nemmeno alla malattia di salire sul palcoscenico della sofferenza ostentata.

Così lo ricordano alcuni colleghi:

Antonio

«Una persona oltremodo gentile, dolcemente scorbutica, ma sempre disponibile. Quando avevi un problema pratico, gli piaceva portarti la soluzione lungamente pensata, come un regalo inaspettato. Incontrarlo nei corridoi significava scambiare sempre due battute cortesi e divertenti. E’ la prima persona che ho incontrato in Ai.Bi. e che quasi tutti abbiamo incontrato per farci dare gli strumenti di lavoro. E’ stato il primo collega gentile che ho conosciuto. Non lo scorderò mai».

Enrico

«Quando litigavamo era solo per questioni tecniche. E lì finiva. Le chiamerei finte litigate. Com’è? Scorbutico, brontolone, ma di quella tipologia che capisci subito qunato sia buono nell’animo. E poi uno che si butta anima e corpo nel lavoro».

Nemmeno si accorge di parlare ancora al presente…

Roberta ricorda con i lucciconi agli occhi

«Se penso a Giuliano, penso al suo “Accendi e spegni”. E’ il suo primo intervento di fronte a un computer che si blocca, ma oggi mi torna in mente perché per lui, profondamente credente e devoto della Madonna di Medjugorje, si è accesa la luce dei cieli». E confida: «Lui e sua moglie sono persone molto riservate, ma riescono a essere presenti nei momenti di difficoltà senza mai essere invadenti».

Andrea regala i suoi ricordi come fossero ‘diapositive un po’ sbiadite’

«Il sottovoce che caratterizzava le risposte alle nostre sempre urgenti richieste, l’ironico e mai volgare sfottò tra tifosi delle due opposte fedi calcistiche meneghine»

Stefano ha postato su Facebook un messaggio di quelli che solo i ‘tecnici’ possono capire:

«Quante belle discussioni nel tuo ufficio. Mi messaggiavi su Skype, “Guarda questo plugin per wordpress”. Oppure venivi lì, serafico e mi chiedevi: “Ma te cosa usi per gestire gli rss?”. E giù a disquisire su cosa era meglio o peggio. Come i migliori nerds. Un giorno mi hai fatto vedere la discografia che lentamente, negli anni, ti eri costruito. Jefferson Airplanes, Pink Floyd, Led Zeppelin… Mica mezzeseghe. Centinaia di album ordinati per nome, anno e genere. Quando mi facevi un complimento per un nuovo lavoro sapevo che era sincero, e che avevi guardato con attenzione tutto. Mi viene in mente un momento su tutti adesso: il forum nuovo e la lunga diatriba (io che mi ostinavo su vbullettin e tu che volevi provare phpbb) ma sempre costruttiva. Alla fine il compromesso lo trovammo e ancora oggi sono contento di quel forum. Ricordo bene quel venerdi sera fino alle 8, perché volevamo mettere sul nuovo server quel lavoro di mesi. Ma Plesk dava rogne e quando le macchine si ostinano sapevamo entrambi che è meglio lasciare perdere. Il sabato mattina un tuo messaggio su Twitter: “Smettila di cazzeggiare e guarda il forum”. L’avevi messo su. Un saluto, Giuliano. Forse anche lassù troverai qualche furbetto che intaserà Condivisi».

Inutile chiedere ragguagli. Stefano è tutto il contrario di Giuliano. Per il primo le donne quasi mai possono capire ciò che è tecnologico. Giuliano invece ha sempre avuto l’urgenza placida di voler spiegare ai colleghi per filo e per segno la ragione per la quale certe richieste non potevano essere soddisfatte o viceversa perché era giunto a una soluzione piuttosto che un’altra.

Con il sorriso sulle labbre, Monica racconta:

«Sapeva che non ci capivo niente, ma lui ti faceva rivivere passo passo la sua valutazione. Perché se quel ‘no’ doveva dirtelo, era perché tecnicamente non si poteva fare e voleva esser certo di spiegartelo nel migliore dei modi».

E la storia dei furbetti che intasano i Condivisi?

Beh, anche quello è Giuliano.  Appassionato di jazz, fine cultore di musica, regalava ai colleghi musica raffinata, mettendo file su file nella zona della rete accessibile da tutti, in ‘Condivisi’ appunto. Salvo poi, arrabbiarsi a scadenza regolare per quello spazio troppo intasato di note e sogni.