Come può l’abbandono in una culla termica essere un atto d’amore?

Buongiorno,

ho letto sul vostro sito il progetto della Family House che comprenderà anche una sorta di culla termica. So che alcuni la definiscono anche “culla per bambini non desiderati”. Sinceramente, a me questa definizione non piace tanto. Ma sono d’accordo ancora meno con l’idea secondo la quale non esisterebbero bambini non desiderati e qualsiasi neonato sarebbe sempre il frutto di un desiderio profondo che avrebbe unito un uomo e una donna. Sinceramente, mi pare una visione molto poco realistica. Purtroppo molti neonati nascono in seguito a stupri e violenze. Così come in tutto il mondo ci sono bambini  maltrattati in ogni modo, sia fisico che psicologico, e abbandonati. Non riesco a credere che questi siano figli di un autentico desiderio d’amore. Allo stesso modo, non riesco a interpretare alcuna forma di abbandono, neppure quella in una culla termica, come un gesto d’amore. Voi che ne pensate?

Grazie,

Cecilia

 

 

marco-carrettaCara Cecilia,

ti rispondo da coordinatore di un movimento di ragazzi che hanno provato l’accoglienza in tutte le sue forme, Ai.Bi. Giovani  – ruolo che mi ha permesso di conoscere e confrontare tante esperienze di abbandono e di accoglienza -, ma soprattutto come figlio adottivo, che ha provato tali situazioni in prima persona.

Concordo con te che, purtroppo, molti bambini non sono figli di una scelta d’amore e le cronache di ogni giorno ci raccontano episodi sempre più drammatici a questo proposito. Ma vorrei farti notare che chi vive l’abbandono ha la possibilità di nascere due volte: la prima è la nascita biologica, la seconda è quella che gli viene donata dall’accoglienza da parte di due genitori che decidono di restituirgli quel diritto a essere figlio che l’abbandono gli ha negato. Non tutti i bambini abbandonati, però, possono godere di questa seconda possibilità.

Tanti neonati infatti – e qui faccio riferimento ancora alle cronache di ogni giorno – vengono letteralmente “buttati”, in un cassonetto o lungo i marciapiedi. A questi piccoli viene negata la possibilità di una rinascita. Lasciare un neonato in una culla termica, invece, gli salva la vita: una volta nella culla, verrà preso in consegna da personale medico specializzato e presto diventerà adottabile. Gli si apriranno le porte dell’accoglienza e quindi di una seconda nascita, quella adottiva.

Una madre che non vuole o non può tenere con sé il proprio bambino ha quindi due possibilità: buttarlo in un cassonetto, condannandolo di fatto “a morte”, oppure lasciarlo in una culla termica, donandogli la possibilità di rinascere come figlio adottivo. In questo secondo caso l’abbandono, che resta pur sempre un atto condannabile, diventa anche un gesto d’amore.

Un caro saluto,

 

Marco Carretta

Coordinatore nazionale del movimento Ai.Bi. Giovani