Da Cittadella a Battipaglia la storia si ripete: “Non si portano via i bambini cosi !” … e quattro volanti della polizia si fermano sotto casa

battipagliaLe immagini sono confuse: mani che si tengono, si lasciano, il dettaglio di una manica, un paio di jeans… Le voci sono rotte dal pianto, a volte diventano singhiozzi, a volte grida. Ma le parole, quelle, sono chiarissime: “Non posso più fare nulla per voi. Ascoltatemi: vi portano in un posto a Salerno. Anche se non mi faranno salire, io sarò sempre lì sotto, insieme a voi. Anche se non mi vedete, io ci sarò. Non credete quando vi dicono che mamma non c’è, che mamma non vi pensa più. Io non vi lascerò mai”.

E’ la voce di una donna di Battipaglia, un’insegnante di 46 anni, impegnata in una lunga battaglia legale con l’ex compagno. Sotto casa, ha trovato ad aspettarla quattro volanti della polizia, alcuni agenti, un’assistente sociale ed una psicologa del Comune per il prelievo forzato dei suoi due figli, di 7 e 8 anni.

Sono loro che gridano, nel video: “Mamma, ci uccidono?” e poi, con un’ingenuità straziante: “A scuola come ci andiamo, mamma? E i compiti, chi ci aiuta? C’è anche geografia…

Frammenti di piccole preoccupazioni quotidiane, incastonate nella tragedia e nella paura più grande di essere portati via, con la forza, strappati dagli affetti e dalle abitudini di una vita, per finire in un posto ignoto, fra persone sconosciute.

La madre, anche nella drammaticità del momento, accende il telefonino, registra e documenta tutto: questa è l’esecuzione di una sentenza che stabilisce la decadenza della patria potestà per la donna. L’accusa? Secondo la sezione minorile della Corte d’Appello di Salerno, è colpevole di PAS, acronimo che sta per ‘Parental Alienation Syndrome’: in pratica, agendo sulla psicologia dei bambini, li metterebbe contro il padre, dal quale è separata. Di qui, la decisione di portarle via i due fratellini e affidarli temporaneamente ad una casa famiglia.

Nel video si sente anche un’altra voce, quella della nonna materna: “Quanto male fate a questi bambini … Quanto male… Perché?

Già, perché? Perché agire con queste modalità, tanto traumatizzanti per un minore? Perché trattare i bambini, vittime innocenti di una contesa che riguarda solo i loro genitori, come delinquenti?

Una domanda terribile, che ricorda quella pronunciata, con ancora più violenza e rabbia, da un’altra donna: “I bambini non si portano via. Non così… Fermatevi! Non così… Cosa siete, della Gestapo?” Echeggia ancora nella nostra memoria quel grido. Si sentiva con chiarezza in un altro video: mostrava Leo, 10 anni, prelevato a forza all’uscita di scuola a Cittadella, in provincia di Padova. Lì le immagini erano molto più nitide: fu preso, sollevato di peso, mani e piedi, e trascinato via. Quella foto, quel bambino con la tuta blu, appeso come un sacco alle braccia degli agenti, ha fatto il giro del mondo e anche quel urlo, della zia, che aveva ripreso tutto: “Ma chi siete? Come potete comportarvi così? Non si portano via i bambini”. Era ottobre dello scorso anno.

Adesso la storia si ripete. Come già a Cittadella, anche a Battipaglia la vicenda, dal punto di vista giuridico, è intricata. Da una parte, una madre accusata di sindrome di alienazione parentale, dall’altra, un padre sospettato di attenzioni morbose, botte, minacce, maltrattamenti, forse abusi. Due genitori che si accusano a vicenda e, in mezzo, i loro figli che ne pagano le conseguenze più drammatiche.

Ed è proprio la madre dei due fratellini a riaprire il caso, mentre il video circola in rete, suscitando forti reazioni. E’ lei che racconta la sua vicenda sulle pagine di Facebook, ripresa da Repubblica, dal Corriere e da tutte le principali testate nazionali: “C’è purtroppo chi si arroga il diritto di decidere di sottrarre un figlio alla madre per chissà quale futile ed insensata motivazione”, ha scritto, chiedendo che i fratellini possano tornare a casa al più presto, e annunciando la presentazione di un ricorso.

La battaglia legale continua e durerà chissà quanto tempo. Ma, al di là delle ragioni e del torto dei genitori, la centralità dell’attenzione deve restare sul vero anello debole: i bambini. E lo shock terribile che, incolpevoli, hanno dovuto subire. A 7 e 8 anni.