Della Monica: “Non è corretto parlare di crisi delle adozioni internazionali”

 fotocongogenitori200Pubblichiamo di seguito un’intervista realizzata dal mensile “Vita” a Silvia Della Monica, il magistrato 65enne, napoletano, a cui Mattero Renzi ha delegato le funzioni operative che gli competono in quanto presidente della Commissione adozioni internazionali (Cai).

Senatrice Pd fra il 2008 e il 2013, da metà febbraio la Della Monica è vicepresidente della Commissione adozioni internazionali (Cai), scelta dal governo Letta, e, dopo la delega ricevuta da Renzi, è di fatto la prima presidente della Commissione a non essere un esponente del Governo e a riunire nelle proprie mani tanto la guida politica quanto quella operativa della delicata partita delle adozioni internazionali.

 

Pur essendo l’Italia uno dei Paesi più accoglienti, da molto tempo di parla di crisi delle adozioni. Come fermarla?

In un titolo, direi “più attenzione alla qualità delle adozioni internazionali e meno alla quantità”. L’Italia è ancora uno dei Paesi più attivi nello scenario internazionale, in grado di offrire un’accoglienza che tenga conto delle sempre diverse esigenze dei bambini stranieri in stato di adottabilità. Una lettura che pone l’attenzione solo sui numeri rischia però di falsare l’analisi, poiché sposta l’attenzione dalla qualità alla quantità. È necessario invece valutare le adozioni sotto il profilo della qualità e in quest’ottica il sistema italiano – sia per la disponibilità e la capacità delle coppie, sia per il sistema istituzionale che governa l’intera procedura – risponde nella maniera più idonea a livello mondiale ai reali bisogni dell’infanzia abbandonata. Quindi non è corretto parlare di “crisi delle adozioni”, poiché il criterio attraverso cui valutare il fenomeno deve essere quello qualitativo della tutela del superiore interesse del minore, non il numero di minori adottati in un anno. Ciò fra l’altro risponde al dettato della Convezione de L’Aja: l’obiettivo comune degli Stati che l’hanno ratificata è che il numero delle adozioni internazionali vada riducendosi perché non più necessarie e in questa prospettiva tra gli impegni prioritari della Cai ci sarà l’implementazione della cooperazione internazionale.

 

Matteo Renzi ha deciso di non delegare ad altri le adozioni internazionali, delegando però a lei tutte le sue funzioni. È una scelta inedita: quali conseguenze avrà?

Alle politiche in materia di adozioni internazionali e alla Cai il Presidente del Consiglio attribuisce particolare importanza e non a caso ha mantenuto sotto la sua diretta responsabilità politica la materia delle adozioni nazionali e internazionali. Come è noto mi ha affidato tutte le funzioni a lui attribuite nell’ambito della Cai e quindi anche la presidenza. Per dirla con il presidente Renzi, occorre “più attenzione alle adozioni internazionali” e in tale ottica il principio dell’interesse superiore del bambino deve costituire un cardine nella legislazione e nelle procedure che disciplinano l’adozione, mentre va garantito, rafforzandolo, un follow-up sistematico sul benessere dei bambini adottati e sulle cause e le conseguenze dei casi più critici.

 

Quali sono le cose da fare?

Per gli aspetti internazionali occorre intervenire con tempestività, competenza e decisione, incentivando la collaborazione internazionale in materia di adozioni; rafforzando i rapporti con il bureau de L’Aja e le autorità centrali dei Paesi che hanno aderito alla convenzione, approfondendo le legislazioni, le procedure giurisdizionali, le buone pratiche; negoziando o rinegoziando accordi con i Paesi; accompagnando il percorso degli enti autorizzati all’estero, svolgendo un’attività di sostegno e di verifica della loro attività e dell’affidabilità delle loro strutture; promuovere approfondimenti in materia di Kafala e riflettere sulla possibile introduzione di una normativa specifica che faccia chiarezza sul punto.

 

E sul fronte nazionale?

Accenno solo ad alcuni temi: occorre intervenire semplificando la materia delle adozioni, per assicurare il diritto dei minori ad una famiglia in tempi brevi, ma senza rinunciare alle garanzie; rafforzando la rete con la magistratura minorile per dare risposte omogenee alle criticità che si presentano; rafforzando la rete con gli enti autorizzati, anche al fine di razionalizzare le procedure e assicurare agli stessi, che devono operare nel rispetto più assoluto delle regole quali soggetti incaricati di un pubblico servizio, un pieno sostegno della Commissione.

 

La questione “costi” è sempre attuale, visto che per i rimborsi delle spese per le adozioni concluse nel 2012 non è stato ancora emesso un decreto. Cosa può dire?

Attualmente per le coppie che hanno concluso l’adozione nell’anno 2011 la Commissione sta procedendo ad emettere gli ordini di pagamento a favore degli aventi diritto, in base alla disponibilità finanziaria che si è andata enormemente riducendo in questi ultimi anni. Ritengo, però, che sarebbe auspicabile superare il sistema dei rimborsi e prevedere, invece, un sistema di misure fiscali idonee a sostenere le famiglie che concludono il percorso adottivo.