Famiglie bielorusse: “Polemiche su polemiche: ma i minori, avete il coraggio di salvarli?”

Alice scrive:
Leggo con grande dispiacere che noi famiglie adottive che accogliamo minori bielorussi veniamo ancora etichettati come persone che aggirano la legge o che fanno soggiorni cosiddetti solidaristici. A chi fa queste critiche, dico: venite a casa nostra! Noi abbiamo accolto due bambini grandi (la maggiore aveva 14 anni), in istituto da 8 anni, senza nessuna riserva (fossero stati sani, fossero stati piccoli) come invece fanno altri, e ancora non sapremo se potremo mai portarli via dall’istituto dove gli servono per cena latte avariato misto a polenta e fagioli: avete il coraggio di farlo anche voi, che criticate tanto?

Cara Alice,

nella sua lettera leggiamo il medesimo “santo sdegno” che ha animato i genitori adottivi incontrati e accompagnati nella nostra lunga attività. Ai.Bi. è composta da famiglie adottive: noi che abbiamo fatto della salvezza dei bambini abbandonati la nostra professione – di più, la nostra ragione di vita – abbiamo ben presente che cosa sia indispensabile nell’accoglienza di minori senza famiglia.

Avendo visto e vissuto le condizioni meno che precarie in cui milioni di minori vivono presso gli istituti dei più diversi Paesi, disseminati in tutti i continenti, siamo giunti alla convinzione che sia il momento giusto per far diventare legge la pratica dei soggiorni a scopo adottivo, e di fare in modo che diventi una procedura regolamentata e aperta alla possibilità di concludersi con un’adozione. è uno dei punti di riforma che abbiamo presentato nel Manifesto per una nuova legge sull’adozione internazionale, lanciato lo scorso maggio, dichiarando che questi soggiorni devono avere come fine e obiettivo l’adozione dei bambini che soggiornano nel nostro Paese.

Il vero problema è risolvere la situazione dei minori abbandonati – di tutti quanti i minori – e garantire loro non soltanto alcuni mesi di vacanze, bensì un’intera vita da figli. Obiettivo, quest’ultimo, che richiede non solo sacrosanta indignazione e capacità di mobilitarsi in protesta, ma una grande esperienza nel campo capace di spaziare tra le diverse realtà geografiche, culturali, sociali in cui versano le vite dei bambini abbandonati del mondo. Le nostre critiche alle nomine fatte dal Ministro Riccardi in seno alla CAI non possono che difendere l’esigenza di concretezza nei processi che definiscono il comportamento dell’autorità centrale per le adozioni internazionali e il futuro stesso dei bambini abbandonati.

Marco Griffini, Presidente di Ai.Bi. – Associazione Amici dei Bambini