Ha solo cinque mesi di vita, ma è già in carcere

neonatosbarre 200E’ diventato un caso politico l’arresto di una donna, condotta nel carcere di Pontedecimo (GE) con il figlioletto di cinque mesi.

La donna, incensurata, cittadina italiana ma di origine marocchina, era stata arrestata in porto, allo sbarco da una nave proveniente dal Marocco: sulla sua auto uomini della Guardia di Finanza avevano trovato otto chili di hashish.

«È l’ennesima violazione della legge che prevede per le madri detenute l’affidamento agli istituti di detenzione attenuata o alle case famiglia».

La denuncia arriva da un gruppo di senatori del Pd, capeggiati da Andrea Marcucci, prima firmatario di un’ interrogazione urgente inviata al Ministro della Giustizia Andrea Orlando.

Nel documento si legge: «A oltre due anni dall’ approvazione della legge 62 del 2011 sono ancora pochissime le realtà che si sono adeguate  ad accogliere madri detenute».  A quanto risulta sarebbero 60 le mamme che vivono in carcere con i figlioletti.

Bimbi ai quali viene sì tutelato il diritto di crescere nei primissimi anni di vita a contatto con la mamma, ma tra cancellate chiuse a chiave, persone in divisa e armate, ritmi innaturali per qualsiasi bambino. Condizioni che psicologi, psicoterapeuti, psichiatri da tempo individuano come le cause di tanti disturbi. Noti gli effetti patologici che l’ambiente del carcere provoca sui bambini: irrequietezza, che può essere anche molto pronunciata; crisi di pianto frequenti e immotivate; insonnia e risvegli bruschi durante il sonno; inappetenza e significative variazioni di peso, sia in eccesso che in difetto. Senza dimenticare l’entità del danno emozionale e relazionale anche a medio e lungo termine.

Di qui l’urgenza di affrontare la questione dei bimbi in carcere, senza lasciarsi condizionare dal fatto che nel nostro Paese il fenomeno ha ‘piccoli numeri’.

I senatori Pd nell’interrogazione aggiungono:  «Ci aspettiamo un intervento del Governo, anche al fine di provvedere con gli enti locali alla predisposizione di un numero maggiore di case famiglia, per tutte quelle detenute prevalentemente extracomunitarie che non possono usufruire degli arresti domiciliari».

Intanto, il 5 marzo, il gip ha concesso gli arresti domiciliari alla donna. Madre e figlio andranno nell’abitazione della nonna materna del piccolo, fuori dalla Liguria.

Fonte ansa