«Ho perso mia figlia in mare, se la trovate non datela in adozione»

maran-e-il-padreIn quel tragico 11 ottobre, quando un barcone di migranti si è rovesciato tra Malta e Lampedusa, nel Canale di Sicilia, solo sei bambini si sono miracolosamente salvati dall’inferno di acqua. Maram, di 18 mesi, è una di questi.

Per interminabili ore, nel mare gelido, i suoi genitori l’hanno sorretta sopra il livello del mare. Quando le braccia dell’uno erano sul punto di cedere, interveniva l’altro a sorreggere la figlioletta. E per non fare spaventare la bambina, papà e mamma le hanno parlato con calma e sussurrato ninna nanne. Per sei interminabili ore.

Poi finalmente i soccorsi. Maram viene consegnata dalla madre, esausta, nelle braccia dei soccorritori. Si suppone che la bimba sia finita su una motovedetta italiana e quindi in Sicilia. Mentre la mamma 25enne e il marito coetaneo sono stati trasportati a Malta. Lì identificati e accolti in una struttura di prima accoglienza, da dove non devono muoversi, mentre il loro unico pensiero è riuscire a riabbracciare il loro scricciolo. La mamma ripete fin dal primo momento a tutti gli operatori che incontra: “Mia figlia è viva, l’ho consegnata ai soccorritori”. Ma finora della piccola, nessuna certezza. Maram non compare in nessuna lista dei sopravvissuti. Risulta una desaparecida. Il padre della bambina, Alaa, ha con sé i documenti per dimostrare la paternità.

La loro è una delle storie di superstiti strappati alle famiglie: le madri non trovano i propri figli, i bambini pensano di essere stati abbandonati o di aver perso per sempre i genitori e i parenti con cui viaggiavano.

Almeno su un punto possono stare tranquilli i genitori di Maram. La piccola non verrà dichiarata orfana, e quindi data in adozione. Le autorità competenti assicurano che le procedure in atto prevedono controlli scrupolosi per verificare di ogni singolo minore non accompagnato la presenza in vita dei genitori. In questi giorni si procederà con la loro identificazione, per i più grandi sarà più facile attingere notizie sulla loro storia; mentre le uniche certezze per i più piccini sono legate all’esame del Dna. Poi si tratterà di incrociare i dati.

I nomi dei bambini sono ormai preghiere sulla bocca dei padri, e delle madri sopravvissuti ai naufragi.

Non c’è ancora una lista aggiornata dei sopravvissuti, è tutto molto confuso, con i siriani alle frontiere arabe che chiedono insistentemente dove sono i bambini e se sono vivi.

I sei bambini sopravvissuti al naufragio avvenuto l’ 11 ottobre sono ospiti di una casa di accoglienza a Menfi, in provincia di Agrigento, ma i loro nomi non sono stati divulgati per ragioni di sicurezza, come indicato dal Tribunale dei minori.

Non possiamo ancora dire se tra i sei ci sia anche Maram. Intanto i genitori si sono affidati a Facebook e altri social network per cercare di trovarla con un appello ai cybernauti di postare la foto della piccola in braccio al padre Alaa. Richiesta che anche Ai.Bi. accoglie, sperando che la bimba possa ritornare presto tra le braccia della sua mamma e del suo papà.

 

Fonte: il fatto quotidiano