Il commovente sbarco della bimba con l’orsacchiotto

bimba orsacchiotto 400 286 Ha commosso tutti la foto della piccola naufraga che in braccio al suo papà ha raggiunto il porto di Palermo. Sono tra i 717 superstiti arrivati al porto di Palermo, dopo la traversata che è costata la vita a dodici persone tra le quali la giovane mamma della bimba. Il marito l’ha vista morire, schiacciata da decine di disperati che, stipati su un gommone, nel timore di cadere in mare, hanno cominciato a spostarsi facendo inclinare e poi quasi affondare il gommone su cui viaggiavano, al largo di Tripoli.

«Ho cercato di afferrarla – ha raccontato il giovane africano a padre Sergio Mattaliano, direttore della Caritas di Palermo – ma dovevo salvare mia figlia. Ho urlato, ho chiesto aiuto. Ma non c’è stato nulla da fare». Con la moglie hanno perso la vita altre undici persone, tutte tra i 18 e i 30 anni. Carica di dolore è la foto che ha immortalato lo sbarco della piccola orfana, simbolo del destino di tanti migranti che sfidano la morte per conquistare una vita dignitosa, lontano da guerre disperazione e povertà.

Con i capelli ben acconciati in decine di treccine, la piccola e suo padre non hanno neanche uno zainetto con sé. Tutto il loro passato è racchiuso nei ricordi che entrambi difficilmente potranno cancellare e  in quell’orsacchiotto, da cui la bambina non si è separata un solo attimo. La famiglia è stata la prima a sbarcare al porto di Palermo, sabato mattina. Originari dalla Sierra Leone, papà mamma e bebè speravano di iniziare una nuova vita in Europa. Toccherà invece al giovane padre crescere la figlioletta, raccontandole magari com’era la sua mamma e quali speranze aveva riguardo al suo futuro. La famigliola provata dalla traversata e dal lutto è stata affidata alla Caritas di Palermo, mentre sulla morte della mamma e degli altri migranti indaga la Procura del capoluogo siciliano.

A entrambi forse sarà risparmiato almeno il disagio di dover fare i conti con un sistema di accoglienza incapace di ospitarli degnamente. Ma che ne è di tutti gli altri bimbi che arrivano con un genitore solo o con un adulto di riferimento? Per i primi, Amici dei Bambini, con il progetto Bambini in Alto Mare, sostiene l’affido familiare come unica possibile forma di accoglienza giusta. Già 1.700 famiglie hanno dato la propria disponibilità in questo senso e attendono che le politiche di accoglienza dello Stato virino finalmente in direzione della famiglia. Per i nuclei mamma-bambino, Ai.Bi. mette a disposizione le sue strutture di accoglienza, lontane anni luce dall’affollamento e dalla promiscuità dei centri perennemente al collasso. A questo scopo, Ai.Bi. ha già proposto alla Prefettura di Agrigento un protocollo di intesa, già firmato dal Comune di Lampedusa, per 12 famiglie da ospitare in pronta accoglienza. Ma anche questa iniziative fino a oggi è rimasta inascoltata. Quando un cambiamento di rotta nel reale interesse dei più fragili?