Italia. Minori fuori famiglia: solo uno su 4 in affido familiare; gli altri in comunità educative o presso parenti

minori in affido

Diminuiscono i minori fuori famiglia, ma la maggior parte di loro viene ancora collocato in comunità di tipo residenziale, ben lontane dal contesto familiare di cui avrebbero bisogno.

I bambini e i ragazzi di 0-17 anni fuori dalla famiglia di origine sono stimabili in 28.449. Tra questi, i minori accolti in famiglie affidatarie sono leggermente diminuiti (da 14.397 del 2011 a 14.194 del 2012) mentre quelli accolti nelle comunità residenziali sono calati in misura maggiore (dai 14.991 del 2011 ai 14.255 del 2012).

È quanto emerge dal rapporto “Affidamenti familiari e collocamenti in comunità al 31.12.2012”, redatto nel dicembre 2014 dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Dietro un’apparente “tenuta” dell’affido familiare, emergono dati che testimoniano come tale istituto in questi anni stia affrontando una fase di sostanziale immobilismo per cui i minori effettivamente fuori dalla propria famiglia di origine e accolti da genitori affidatari siano in netta minoranza rispetto a quelli collocati in strutture residenziali. Infatti, se si pensa che il 47% dei 14.194 minori in affido familiare è collocato presso parenti fino al quarto grado (affido intra-familiare), si comprende che quelli effettivamente fuori famiglia sono 21.776 (rispetto ai 28.449 citati inizialmente) e che dunque ben il 65% si trova in comunità residenziali e solo la residua minoranza è in affido familiare (affido etero-familiare). Solo il 53% dei citati 14.194 in affido familiare si trova presso una coppia affidataria non legata da vincoli di parentela al minore accolto: si tratta di poco più di 7mila bambini, ovvero uno su 4 dei 28.449 fuori famiglia.

Resta poi ancora irrisolto il problema della varietà di strutture di accoglienza, fra cui sono comprese realtà molto diverse tra loro (comunità educative, case famiglia, comunità terapeutiche, comunità mamma – bambino) secondo definizioni che variano da regione a regione. Preoccupa il fatto che le comunità familiari rappresentino il solo 17% di queste realtà e che il 47% sono socio-educative. In questo quadro appare urgente la necessità di verificare il rispetto dell’articolo 2 comma 4 della legge 184/1983, secondo cui “Il ricovero in istituto deve essere superato entro il 31 dicembre 2006 mediante affidamento ad una famiglia e, ove ciò non sia possibile, mediante inserimento in comunità di tipo familiare caratterizzate da organizzazione e da rapporti interpersonali analoghi a quelli di una famiglia”.

Anche dal punto di vista della durata dei provvedimenti di collocamento temporaneo, i segnali restano ancora scoraggianti: il 60% degli affidamenti si protrae infatti per oltre 2 anni e il 31,7% supera addirittura i 4 anni.

Altro aspetto su cui riflettere è lo squilibrio nella realtà dell’accoglienza a cui si assiste nelle grandi città. Nelle aree metropolitane di Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Brindisi, Taranto, Reggio Calabria, Palermo, Catania e Cagliari, il rapporto tra minori in affido familiare e collocamento in comunità è decisamente iniquo rispetto al quadro nazionale che è di sostanziale equilibrio. Sul totale di 7.242 minori allontanati dal nucleo familiare e entrati nel circuito dell’accoglienza in queste città, solo un terzo (2.521) si trova in affidamento familiare e ben i due terzi (4.721) sono invece accolti nei servizi residenziali.