Italia. Roberta e la ‘missione’ all’ambasciata a Roma: così ha riscoperto il valore e la bellezza dell’affidarsi agli altri

trenoCari lettori,

oggi vi raccontiamo di un’esperienza fuori porta. Una gita un po’ particolare e insolita verso una città fantastica, grandiosa, ma un po’ lontanuccia.

Si tratta di una gita di due giorni nella meravigliosa Roma. Ad andarci sono state mamma Roberta e la sua educatrice. Un’esperienza unica di due giorni fatta di speranze, gioie, delusioni, fatiche, ma anche tanta emozione e condivisione.

Mamma Roberta ha saputo di dover andare a Roma diversi mesi fa per far fronte a delle procedure relative ai suoi documenti, e l’unica soluzione era recarsi nell’ ambasciata di competenza a Roma. Questi documenti erano assai importanti per lei e la sua bambina, e per poter concludere il suo percorso di semi autonomia che sta percorrendo con la nostra comunità. Dopo una lunga attesa finalmente è stato possibile essere ricevuti presso l’ambasciata.

Quante emozioni e pensieri contrastanti hanno animato i preparativi per la partenza di mamma Roberta quando è giunta la notizia che finalmente si poteva partire alla volta della magica Roma. Il viaggio però era lungo e faticoso,  e avrebbe implicato anche separarsi per qualche giorno dalla piccola Amelie che negli ultimi mesi ha avuto anche il ripresentarsi di un problema serio di salute con cui dovrà convivere per tutta la vita. Ma mamma Roberta e la piccola Amalie non si sono scoraggiate anche perché da quando vivono nella Family House condividono tutte le loro ansie, preoccupazioni e anche le gioie con Ilaria, la loro preziosa e fidata educatrice di riferimento.

Così Ilaria, Roberta e la piccola Amelie, si sono preparate perché tutto fosse organizzato nel migliore dei modi sia per la piccola Amelie, che è stata affidate alle cure di altre educatrici che conosce da quando era piccola, che per mamma Roberta per superare eventuali piccoli imprevisti nella nuova, grande Roma.

Questa avventura ha dato sia a Roberta che ad Ilaria, l’opportunità di condividere un’esperienza unica e diversa dalla solita routine, facendo insieme un’esperienza che rimarrà tra i loro ricordi più belli.

Sul treno verso Roma mamma Roberta ha avuto modo e tempo di aprirsi ancora di più con la sua educatrice, e ha affrontato temi per lei molto caldi e impegnativi. E già questo è stato molto importante dato che la routine di tutti i giorni non rende sempre possibile questo tempo di confronto. E poi durante la giornata a Roma si è mostrata molto grata per tutto quello che le stava accadendo e per quello che le era già accaduto. Ha dimostrato anche molta organizzazione e capacità di gestire situazioni particolari in una città che non conosceva.

E poi non è mancato l’entusiasmo di fronte a tanta bellezza e tanta grandezza presente in quella città così maestosa e immortale. Il desiderio di Roberta era di poter vedere tutto e di conoscere ogni dettaglio di quella città, ma evidentemente ben presto ha capito da sola che quel desiderio non era possibile in quanto le priorità erano ben altre. Innanzitutto c’era da concludere la questione dei documenti, e poi far ritorno a casa per riabbracciare la sua bambina che la stava aspettando con le altre educatrici.

La notte sono state ospitate nella sede Ai.Bi di Roma e la mattina dopo sono ripartite per Milano, stanche ma contente dell’esperienza fatta e desiderose di raccontarla agli amici e alla piccola Amelie.

Un’esperienza unica insomma, 48h a stretto contatto, condividendo paure, ansie, frustrazione ma anche la gioia di aver concluso la prima parte delle pratiche. E’ stata un’esperienza unica, che ha permesso di sperimentare la relazione educativa anche in situazioni e luoghi insoliti e diversi dalla routine milanese. Questo viaggio è stato molto utile per mamma Roberta per prendere consapevolezza delle risorse e degli strumenti con cui ha arricchito il suo bagaglio di donna e di mamma. Inoltre le ha permesso di consolidare la relazione educativa con Ilaria, cosa che le lascerà in futuro un’impronta importante anche per avere sempre maggiore capacità di affidarsi a quegli sconosciuti che sono i servizi sociali, che la seguono da quando è nata la piccola Amelie, e che negli anni le hanno permesso di sperimentare attraverso l’esperienza comunitaria la sicurezza e la fiducia che si può provare nella relazione con gli adulti.

Sicurezza e fiducia che a volte manca nella relazione con chi ci sarebbe dovuto essere sangue e famiglia, ma che a volte poi si recupera nel contatto quotidiano con sconosciuti che oltre alla loro professionalità portano soprattutto la loro essenza sul posto di lavoro.