L’adozione non deve essere una via crucis

Cristina scrive:

Salve! In questo momento mio marito, nostro figlio adottivo ed io siamo nel paese di nostro figlio in attesa, da un mese, che la situazione burocratica ci permetta di iniziare le pratiche. La mia amarezza si unisce a quella di tutti coloro che trovano il percorso adottivo eccessivamente penoso, lungo (4 anni per noi), eccessivamente costoso e non privo di interessi economici da parte degli operatori i quali garantiscono un’assistenza molto limitata. Concordo pienamente con l’iniziativa e la necessità di aiutare le famiglie che desiderano adottare sgravandole di inutili quanto eccessive spese che si sommano alle tante rinunce anche lavorative che si è costretti a fare. Basta con lo stereotipo del genitore adottivo cui si può far subire tutto, tanto è grande il suo desiderio di un figlio. L’adozione deve essere un’esperienza di gioia, non una via crucis. Un abbraccio a tutti coloro che, come noi, nonostante tutto, non si perdono d’animo.

Cara Cristina,

Lei tocca un tasto doloroso: un percorso adottivo penoso e lungo, eccessivamente costoso, ecc. Sono ben consapevole che ogni coppia disponibile all’adozione è una risorsa preziosa per un bambino abbandonato, sono altrettanto convinta che abbiamo, come Enti, un ruolo importante e determinante non solo verso le singole coppie ma anche nei paesi stranieri. Assolutamente condivisibile il fatto che l’adozione debba essere un’esperienza di gioia e non una via crucis, ma è anche altrettanto vero che l’adozione, soprattutto internazionale, per alcuni versi è “un salto nel buio” perché le componenti che entrano in gioco sono diverse e non tutte dipendenti dagli Enti (esempio sciopero dei giudici nei tribunali, richieste assurde dei documenti, ecc.). Questo significa che occorre rendere l’adozione internazionale meno costosa, meno difficoltosa, meno lunga e più gioiosa.

Irene Bertuzzi, area Formazione e Accompagnamento di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini