L’Aquila: Tribunale ed Enti autorizzati insieme per l’adozione nazionale

famiglia_crisiLa difficoltà a trovare una famiglia per un bambino già grande non riguarda solo l’adozione internazionale, ma tocca anche moltissimi bambini italiani. I Tribunali per i minorenni non sempre riescono a favorire l’accoglienza di un minore di 8 o 9 anni e comunque non hanno gli strumenti per sostenere e formare le coppie ad accogliere un bambino con queste caratteristiche.

E’ questa la realtà che tocca da vicino diversi Tribunali per i minorenni.

Una prospettiva interessante per tentare di superare questa condizione è quella proposta da Vittoria Correa (una lunga esperienza come Giudice minorile a Roma, presidente del Tribunale per i Minorenni de L’Aquila dal 12 novembre 2008): creare Protocolli di intesa tra Tribunali per i Minorenni ed Enti autorizzati per lavorare in maniera coordinata sull’adozione dei bambini grandi e con problemi di salute. Gli Enti potrebbero mettere a disposizione le proprie risorse per individuare e formare le coppie che scelgono di accogliere un minore italiano di difficile adozione.

Ne abbiamo parlato con il presidente Correa:

“Dobbiamo sostenere l’adozione di bambini già grandi o con problemi di salute. Molte coppie vorrebbero adottare un bambino e lo vorrebbero: neonato, bello e sano. E’ difficile trovare un’apertura per l’adozione di minori già grandi o con problemi di salute, soprattutto se si guarda l’adozione nazionale. Eppure sono tanti i bambini che hanno trascorso la loro infanzia tra istituti, comunità educative e si avvicinano alla tormentata età dell’adolescenza sapendo che avranno pochissime possibilità di essere adottati. Occorre un cambio di rotta per favorire la loro adozione e sostenere le coppie che sono intimorite dall’idea di aprire la loro casa a un bambino non più piccolo. Ecco perché ho intenzione di studiare uno strumento come il Protocollo di intesa con gli Enti autorizzati.” ha detto Correa.

“Negli ultimi anni abbiamo fatto un grande lavoro, anche di tipo culturale, per favorire l’adozione di bambini grandi, ma c’è ancora molta strada da fare. Sembra che per un’aspirante coppia adottiva sia addirittura più semplice adottare un figlio di 10 anni o di più straniero, anziché italiano. Forse perché la famiglia teme il legame con i genitori naturali, i parenti o comunque i suoi punti di riferimento, mentre con l’adozione internazionale si tronca il rapporto con il suo passato. Anche la formazione gioca un ruolo fondamentale: la coppia che segue il percorso dell’adozione nazionale viene valutata e indirizzata dalle équipes adozioni in modo generico e non con riferimento all’accoglienza di un particolare bambino come avviene invece per l’adozione internazionale, dove la maggior parte degli Enti autorizzati offre un servizio di accompagnamento che rende consapevoli i genitori adottivi e li sostiene nella scelta di adottare un bambino grande. Si tratta di lavorare insieme agli Enti per favorire l’accoglienza di questi bambini.” ha concluso Correa.