L’adozione va a scuola: costituito gruppo di lavoro Ministero Istruzione / società civile, ma senza i veri esperti dell’adozione

Abbiamo sempre creduto che l’esperienza si acquisisca con anni e anni di duro lavoro sul campo. Eppure questo concetto, valido in tutti gli ambiti, non lo è per il Ministero dell’Istruzione.

Tanto che è stato costituito un Gruppo di Lavoro Nazionale con perfetti sconosciuti in rappresentanza di un mondo, quello dell’adozione e dell’affido che ha già validi rappresentanti (ANFAA, Ai.Bi., C.I.A.I., Papa Giovanni XXIII, Famiglie per l’Accoglienza, solo per citare alcuni nomi) riconosciuti e apprezzati anche all’estero.

Il Gruppo di Lavoro è stato creato con la Circolare DDG n. 2/I alla data dell’8 giugno 2012, ed è presieduto da Giovanna Boda, Direttore Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione. È stato già mosso il primo passo pochi giorni dopo, l’11 giugno, con una seconda Circolare, la n. 3484. Diffusa presso tutti gli Uffici Scolastici Regionali, ha per oggetto la rilevazione e lo studio delle problematiche educative dei minori adottati e del loro inserimento a scuola. Il Gruppo ha l’obiettivo di acquisire e assimilare tutte le pratiche e le strategie impiegate dalle scuole per inserire nelle classi gli alunni stranieri adottati, comprese le attività di formazione del personale scolastico.

Tra i membri del Gruppo si trova Monya Ferritti, neo-nominata esperta dal ministro Riccardi. Non è questo il luogo né il caso di criticare l’operato e la storia professionale e personale dei nuovi nominati: ma è doveroso, da parte di chi fermamente chiede trasparenza nei procedimenti che riguardano l’autorità centrale per le adozioni internazionali, segnalare che si tratta di una mossa poco chiara quella di nominare degli “esperti” scegliendoli tra chi è arrivato sulla scena all’ultimo momento e che ha all’attivo, sul campo, la sua sola esperienza personale. Specie quando, sullo stesso campo, sono presenti rappresentanti di storici enti autorizzati.

In ultimo non si può non sottolineare come sia stata ignorata la partecipazione degli stessi figli adottivi, quando invece non mancano gruppi, come quello di Ai.Bi. Giovani, che sarebbero ben felici di portare il loro contributo e di offrire una prospettiva diversa sull’adozione, maturata con gli occhi di chi l’ha vissuta in prima persona.

Invece ha prevalso una logica burocratica e freddamente ministeriale. Ma con quale senso sono state fatte queste nomine? Sulla domanda resta tutt’ora il più fitto mistero.