Le famiglie D’Amico e Vinci: “Fate come noi, aprite la vostra casa”

rete famiglie200Famiglia, famiglia e ancora famiglia: l’accoglienza a misura di bambino secondo il modello di Amici dei Bambini è questa. Sia che si tratti di minori italiani in difficoltà, sia che ad aver bisogno di aiuto siano invece bambini e ragazzi che arrivano dall’altra parte del Mediterraneo.

Niente può far sciogliere riserve e pregiudizi sulla validità del modello proposto da Ai.Bi.  più delle testimonianze dei protagonisti.

I coniugi Rosaria e Giuseppe D’Amico affermano : «Quest’esperienza è un dare e avere per tutti. Ci siamo arricchiti come famiglia e come persone».  Adesso la loro tavola è apparecchiata tutti i giorni per sei: con loro vivono i figlioletti di dieci e sette anni. E due ragazzi provenienti dal Gambia di 16 e 17 anni. «All’inizio – confessa la signora Rosaria – avevano dato la nostra disponibilità per accogliere coetanei dei nostri figli, poi dopo il percorso di formazione le nostre paure si sono sciolte come neve al sole. Adesso posso solo dire che rifarei tutto, nonostante la burocrazia ci mette i bastoni tra le ruote ». La quotidianità la signora Rosaria la racconta così: «i due ragazzi ci stanno facendo riscoprire valori che avevamo dimenticato: se buttiamo un piatto di pasta, loro ce lo fanno notare. Se i nostri figli rispondono male, loro li riprendono. E poi sono i primi a collaborare in casa. Alle famiglie titubanti, potrei solo raccontare la mia storia: Io ero nella mia tranquillità più assoluta. Non amo le invasione, sono una persona molto razionale, tutto deve essere vagliato e progettato. In questo caso ammetto che è stato un colpo di testa. Ed è andata una meraviglia!» 

Antonio Vinci e sua moglie Caterina, 34 anni lui, 30 lei, hanno accolto un ragazzo di 17 anni. A distanza di quattro mesi osservano: «Non sono alieni sbarcati dalla luna, sono ragazzi che chiedono di essere accolti con tutto il loro bagaglio di dolore e amarezza. Vorrei che anche altre famiglie sperimentino quello che stiamo vivendo noi. Le difficoltà ci sono, la lingua prima di tutto, ma sono i problemi che attraversano tutte le famiglie. Una cosa ci preme sottolineare. Noi abbiamo incontrato solo ragazzi ben educati, rispettosi,  legati alle loro famiglie d’origine ma consapevoli che il loro futuro devono cercarlo a chilometri di distanza dai loro affetti. In tanti scappano di notte per non salutare la madre: non è semplice».

Il progetto Bambini in Alto Mare (BAM) continua e dopo l’allarme lanciato da Angelino Alfano sull’imminente sbarco di migranti, il Viminale ne prevede da 300 a 600mila nei prossimi mesi. E’ più che mai urgente rivolgere l’appello alle famiglie italiane ad aderire al progetto. Per farlo basta un semplice click per compilare il form dedicato.