Lo sfascio delle adozioni internazionali e il silenzio di Stato: in otto mesi presentate 19 interpellanze da 103 parlamentari. Ma il governo non risponde!

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Si chiama “democrazia rappresentativa”. Sta alla base dell’ordinamento politico della Repubblica italiana. Secondo questo principio, i cittadini, tramite il voto, eleggono democraticamente i propri rappresentanti in Parlamento. Questi avranno poi il compito di farsi carico delle richieste, delle istanze, delle necessità del popolo che rappresentano. Per farlo, interagiscono, dibattono, chiedono dei provvedimenti al governo in carica. Il quale è chiamato ad agire di conseguenza per il bene della società. O almeno a dare una risposta, se interpellato.

Ma, ahinoi!, in quello che un po’ nostalgicamente ci ostiniamo a chiamare “Bel Paese”, la pratica è spesso molto diversa dalla teoria. Basti pensare che, nel 2014, solo il 37% delle istanze depositate alla Camera dei Deputati e al Senato ha avuto un riscontro da parte dell’esecutivo: meno di 3mila su quasi 8mila. E, aspetto di particolare gravità, vittima privilegiata del disinteresse governativo sembra proprio essere l’adozione internazionale. Nel suo caso, la percentuale di mancate risposte fa l’en plein: 100%. Un fiume di 19 tra interpellanze (8) e interrogazioni (11) presentate sia a Montecitorio che a Palazzo Madama, da esponenti di tutti gli schieramenti politici attualmente presenti nelle due Camere: nessuna risposta!

La crisi dell’adozione internazionale è sotto gli occhi di tutti. I minori adottati nel nostro Paese si sono dimezzati nel giro di pochi anni e diminuiscono a ritmi paurosi, tanto da far presagire l’estinzione dell’accoglienza adottiva in poco tempo. A questi ritmi, nel 2020, l’adozione internazionale sarà solo un ricordo. Un tema, questo, che, dato il numero e la frequenza di atti parlamentari depositati in Senato e alla Camera, evidentemente sta a cuore a molti, visto l’interesse assolutamente trasversale che ha incontrato in questi mesi. Chi pare non accorgersi di quanto sta accadendo, però, è proprio il governo. Che si ricorda dell’adozione internazionale nei momenti di giubilo (ricordiamo la promessa del premier Renzi di mettere mani alla riforma del sistema annunciata con un tweet il giorno dello sblocco dell’adozione di 31 bambini congolesi a maggio 2014). E poi non degna neppure di una risposta le decine di atti che i vari parlamentari, rappresentanti del popolo italiano, gli sottopongono. A rimetterci sono naturalmente centinaia di bambini abbandonati nei più diversi angoli del mondo, in attesa di una famiglia che potrebbe non arrivare mai, complice l’inefficienza del sistema-adozioni nel nostro Paese.

Basta dare un’occhiata all’elenco dei primi firmatari delle varie interpellanze e interrogazioni presentate in Parlamento da giugno 2014 a febbraio 2015 per rendersi conto di quanto trasversale e massiccia sia la richiesta di chiarimenti rispetto a quanto sta avvenendo nella realtà delle adozioni internazionali in Italia. Dall’onorevole Scagliusi del Movimento 5 Stelle ai senatori Giovanardi e Sacconi e l’onorevole Pagano del Nuovo Centrodestra; dalla deputata Nicchi di Sinistra Ecologia e Libertà ai vari Gigli, Di Biagio, Mauro di Area Popolare, passando per i numerosi esponenti del Partito Democratico (Iori, Scuvera, Patriarca, Zanin). E si tratta di numeri ancora ridotti se confrontati con quello totale dei parlamentari che hanno sottoscritto (tra firmatari e cofirmatari) i vari atti rivolti al governo sul tema delle adozioni internazionali in questi mesi: ben 103, di cui 99 deputati e 4 senatori!

Purtroppo, nulla ha fatto in modo che il governo si degnasse di fornire almeno una risposta alle numerosissime istanze presentate. Già a fine 2014, Amici dei Bambini aveva denunciato che, in tutto quell’anno, la totalità delle interpellanze e delle interrogazioni depositate in Parlamento era rimasta senza riscontro. Il 2015 si è aperto sulla stessa falsa riga. Tanti atti formulati e presentati, ma ancora nessuna risposta.

E di fatti gravissimi continuano ad accaderne. Basti pensare all’incomprensibile ritardo con cui la nostra Commissione Adozioni Internazionali ha inviato all’Autorità Centrale della Bielorussia la documentazione necessaria affinché gli enti autorizzati italiani potessero proseguire a lavorare nel Paese ex sovietico. Un risultato ottenuto solo dopo ripetuti solleciti da parte di Minsk.

Ma soprattutto il caso dei bambini congolesi già adottati da coppie italiane trasferiti la notte del 29 dicembre da un istituto di Kinshasa senza autorizzazione delle autorità locali. Ultimo in ordine di tempo, il coinvolgimento di una presunta suora (in realtà pare sia un ex suora) in anomali trasferimenti di minori sempre nel Paese africano finiti al centro di un’inchiesta del Tribunale di Goma.

Tutti temi al centro di richieste di chiarimento presentate da parlamentari di diversa estrazione politica a un governo che, fino a oggi, continua a rimanere sordo a tali istanze e insensibile al destino di centinaia di bambini abbandonati. Su quello che a tutti gli effetti si può definire un “silenzio di Stato”, Aibinews proporrà nei prossimi giorni uno “Speciale” tematico. L’annus horribilis dell’adozione internazionale pare proprio non essere finito. In mancanza di una seria assunzione di responsabilità da parte del premier e dei suoi ministri, a finire presto sarà proprio l’adozione internazionale.