Ma perché proponete di prendere i Misna solo in affido? Meglio adottarli

Buongiorno,

c’è una domanda che mi attanaglia il cervello. Probabilmente sono ignorante sulla questione ma semplicemente vorrei saperne di più sull’ emergenza degli sbarchi in Sicilia dei bambini siriani e non solo. Ma perché l’affido e non l’adozione? L’affido secondo me è doloroso: comporta per quei poveri bambini che hanno già perso i genitori un secondo abbandono dalla famiglia che gli ha accolti solo per un anno. Tante sono le coppie aperte all’adozione ma i costi sono alti, si potrebbe adottare con l’adozione nazionale e aiutare i bambini ad avere una famiglia, e le famiglie che desiderano figli a realizzare il loro desiderio d’amore, con un beneficio anche per lo Stato e la Sicilia in continua emergenza sbarchi. Chiedo scusa per tutte queste domande la mia è solo voglia di saperne di più, sicuramente sarà tutto più complicato di così e Ai.Bi. lo sa bene, credo voi siate un’associazione fantastica che aiuta milioni di persone e per questo vorrei farvi i complimenti. Buon lavoro e buona giornata.

Marta

 

riccardiGentile Marta,

grazie per la sua domanda, che in realtà rispecchia probabilmente i dubbi di molti: si fa confusione tra adozione e affido proprio perché quest’ultimo troppo spesso si trascina per un numero eccessivo di anni.

L’affido o, come a noi preferiamo chiamarlo per evitare equivoci, l’accoglienza familiare temporanea, riguarda solo quei minori che non sono privi di una mamma e di un papà, ma che non possono vivere con loro per i motivi più disparati (malattia, dipendenze di vario tipo, carcere, …, guerra) L’adozione invece riguarda tutti quei minori che sono orfani o legalmente abbandonati, ossia non hanno più nessuno. Questi bambini o ragazzi quindi per tornare ad essere figli hanno bisogno di una nuova mamma e di un nuovo papà.

I ragazzi che arrivano sulle nostre coste invece hanno dei genitori che per dare ai figli un futuro sono disposti a imbarcarli su quei barconi che non sempre arrivano a destinazione. Questo ci dice chiaramente che la situazione d’origine di questi nostri MISNA (acronimo freddo che nasconde migliaia di storie di dolore) lasciano paesi in cui è impossibile solo sperare in un futuro. Personalmente credo che il gesto di quei genitori che si indebitano all’inverosimile, che rinunciano ai propri figli per dar loro una speranza di vita migliore, sebbene incerta, sia uno degli atti d’amore più belli che un genitore può compiere. Un abbandono? Forse per le conseguenze pratiche, ma non per ciò che questa decisione rappresenta.

Questi ragazzi hanno quindi bisogno di una famiglia che permetta loro di curare le ferite della tragica storia che hanno alle spalle e per progettare un futuro che può prevedere un accompagnamento presso parenti già residenti in Europa, oppure un rientro assistito nei loro Paesi d’origine se le condizioni lo permetteranno, piuttosto che una vita serena qui in Italia o in qualche altra parte d’Europa. Tutto questo deve avvenire cercando di mantenere vivo il legame con la famiglia che hanno lasciato.

E’ questo l’obiettivo che vede Ai.Bi. impegnata da mesi nei luoghi privilegiati degli sbarchi: offrire a questi ragazzi la possibilità di trovare una famiglia che li accompagni in un percorso così complesso e delicato.

Cordiali saluti,

Cristina Riccardi

Membro del Consiglio Direttivo di Ai.Bi. e responsabile politica del settore Affido