Moldova. La tenda di Ai.Bi. alla frontiera di Palanca: una accoglienza a misura di famiglia per i profughi di Odessa

Con l’intensificarsi dei bombardamenti su Odessa e il sud dell’Ucraina, aumenta il flusso degli sfollati alla dogana di Palanca. Dove Ai.Bi. ha una sua tenda per l’accoglienza e la distribuzione di un kit di emergenza con acqua, cibo, asciugamani e un SIM Card

Da un lato c’è la paura che quello che è successo in Ucraina possa ripetersi anche lì. Dall’altro c’è il “dovere” di accogliere chi fugge dalla guerra e offrire un primo aiuto concreto. La piccola Moldova, pur non dimenticando il primo aspetto, ha decisamente puntato sul secondo, dimostrandosi forse il Paese europeo più attivo e impegnato nella gestione dei profughi ucraini.
A maggior ragione nelle ultime settimane quando, dopo un rallentamento del flusso rispetto ai primi giorni del conflitto, gli sfollati sono tornati ad arrivare numerosi, spinti a scappare dall’intensificarsi dei bombardamenti nel sud dell’Ucraina e, in particolare, verso la città di Odessa, che dal confine moldavo dista solo pochi chilometri.

A Palanca, l’accoglienza dei profughi in fuga da Odessa e il sud dell’Ucraina

Epicentro di questo flusso ininterrotto è la frontiera di Palanca, trasformata ormai dalla fine di febbraio in un brulicante hub di accoglienza, prima emergenza e smistamento dei profughi.
Lo sa bene Ai.Bi., che proprio a Palanca ha immediatamente iniziato a portare i propri aiuti fin dal giorno successivo allo scoppio del conflitto. Inizialmente si trattava di qualche “placinta” calda (la tipica focaccia della Moldova) trasportata in auto da Stela, la responsabile di Ai.Bi. Moldova, e il suo staff. Oggi, invece, a Palanca c’è una grossa tenda, con del personale fisso che tutti giorni è pronto a distribuire pasti e bevande calde, accogliere i profughi, offrire sostegno e indicazioni quando non anche un aiuto concreto per raggiungere la capitale Chisinau o altri punti del Paese per proseguire il proprio viaggio.

La distribuzione di un kit di emergenza e di accoglienza alla dogana di Palanca

La storie di chi arriva ormai non si contano, tra chi cerca un posto dove stare non lontano dal confine, per essere pronto a rientrare in Ucraina non appena sarà possibile, magari avendo lasciato lì mariti e figli grandi perché chiamati a combattere, e chi, invece, vuole raggiungere il più velocemente possibile altri Paesi d’Europa, dove già c’è qualche partente che li aspetta o dove ricominciare una nuova vita lontano dal conflitto.
A tutti loro viene offerta, prima di tutto, la ormai “mitica” placinta, per rifocillarsi e riprendere le forze. Ma, all’interno del progetto #BAMBINIxLAPACE, l’intervento a Palanca si è via via strutturato e ingrandito, arrivando, grazie anche al sostegno di Oxfam GB, a prevedere la distribuzione di 45 mila kit di pronta accoglienza contenenti una bottiglia d’acqua, un “wurstel in dough” (wurstel avvolti da pasta sfoglia), una “placinta” calda, asciugamani umidi e asciutti, una SIM card per il telefono.
Un piccolo “messaggio di benvenuto” che conforta, dona nuova energia e, soprattutto, rinnova la speranza di tutti coloro che scappano da una guerra ma possono vedere che, poco oltre le bombe che non smettono di cadere, c’è un’umanità pronta ad accoglierli, aiutarli e sostenerli finché la pace non tornerà.

L’intervento a Palanca non è che una della attività organizzate da Ai.Bi. nel più ampio contesto del progetto #BAMBINIxLAPACE, attivo in Ucraina, Moldova e Italia. Chiunque può sostenere questa campagna scegliendo una delle, varie modalità di aiuto e vicinanza alle famiglie e i bambini ucraini. Perché, oggi, aiutare un bambino ucraino in fuga dalla guerra significa tenere viva la sua speranza che la guerra non è l’ultima parola della sua vita e che anche per lui ci sarà un futuro sereno nella sua terra. EMERGENZA UCRAINA