Mongolia: storia di una adozione

Avevamo organizzato tutto nei minimi dettagli…Saremmo arrivati al Summer Camp martedi mattina, di buon’ora, ed il nostro assistente sociale  avrebbe portato il bambino in una delle stanzette degli chalet; avrebbe iniziato a parlare con il piccolo, spiegandogli che finalmente, dopo tutti  questi mesi di attesa, i suoi genitori erano arrivati, e che stavano aspettando li fuori, impazienti di incontrarlo… Avevamo programmato tutto affinche’ il primo incontro tra il bimbo ed i suoi genitori avvenisse con calma, in un luogo “privato”, lontano dagli occhi “indiscreti” degli altri bambini, dei volontari e di tutto il personale dell’Istituto. Solo che… solo che siamo arrivati al Summer Camp di prima mattina, come organizzato, ma dal momento in cui la nostra macchina ha spento il motore e noi abbiamo aperto le portiere, non e’ stato piu’ possibile programmare nulla.. I bambini ci hanno visti subito… ci sono corsi incontro…ci hanno letteralmente accerchiato… intelligenti e sveglissimi, hanno subito capito che quella coppia di stranieri che era li con me, non era li per caso… hanno subito capito che quella coppia, sorridente ed intimorita, erano i genitori del loro piccolo amico. Non c’e’ stato tempo di pensare a nulla, non c’e’ stato tempo di dire nulla; tutti i bambini presenti all’ingresso del campo, una cinquantina o forse piu’, hanno iniziato a gridare il suo nome.Perche’ lui aveva detto a tutti che i suoi genitori stavano finalmente venendo a prenderlo, che era solo questione di pochi giorni ormai.  C’era chi solo gridava il suo nome, e chi da subito ha iniziato a correre in giro per il campo urlando “Dov’e’?Dobbiamo trovarlo!!!Sono arrivati i suoi genitori!!!Non puo’ farli aspettare!”.. Noi ci guardavamo intorno attoniti, senza sapere bene cosa fare…e tutti i bambini guardavano noi… Finche’, dalle scale di uno degli chalet, nascosta dietro un palo di legno, spunta una manina… solo una piccola mano, che timidamente si muove in segno di saluto verso di noi… poi spunta un piedino, e piano piano spunta anche il suo viso… bellissimo, illuminato da un sorriso timido ed imbarazzato, ma carico di felicita’. Lui continua a muovere la mano e salutarci, ma forse e’ troppo stupito, troppo incredulo per riuscire a scendere quelle scale; ha aspettato cosi tanto che ora non gli sembra vero che il suo sogno, che la sua famiglia sia davvero la, sia davvero venuta a prenderlo… Allora ci muoviamo noi, percorrendo i circa 30 metri di prato che ci separano da lui con il cuore in gola… e quando lui vede che noi ci stiamo muovendo, allora prende coraggio e piano piano, lentamente, inizia a scendere i gradini delle scale della casetta di legno. Io, la traduttrice e l’assistente sociale ci fermiamo. E’ giusto cosi, questo momento tanto atteso e’ solo loro. La mamma ed il papa’ avanzano lentamente verso il loro piccolo; il piccolo avanza lentamente verso i suoi genitori. Adesso sono l’uno di fronte all’altro; si sorridono, felici, imbarazzati, increduli; continuano a guardarsi e sorridersi; il piccolo ogni tanto si gira, senza smettere di sorridere.. guarda i suoi compagni, i suoi amici, che oggi sono il suo “pubblico”, il pubblico a cui mostrare, con tutto il suo orgoglio, che finalmente la sua mamma ed il suo papa’ sono venuti a prenderlo. Poi si volta di nuovo verso di loro; le sue manine cercano le mani dei suoi genitori; le trova, le prende, le stringe, e adesso e’ lui che vuole stare da solo con i suoi genitori. Senza dire nulla, questo bambino meraviglioso di soli 7 anni, accompagna i suoi genitori nella stanzetta;li accompagna tenendoli per mano. E’ da una settimana che lui non lascia  piu’ quelle mani.