Nel Corno d’Africa ‘scoppia’ la pace: è il momento di aiutarli con #Africainfamiglia

Qualcosa sta cambiando, ed è parecchio significativo per il Corno d’Africa: dopo decenni di conflitti, morte e impoverimento della popolazione, finalmente sembra che nel silenzio generale dei media la fine delle lotte tra Paesi confinanti possa diventare una realtà. Ecco perché non è più una chimera pensare a un piano di aiuti all’Africa 

Anche per questo, è importante rilanciare il contributo possibile di un progetto di sostegno a distanza come #Africainfamiglia, che certifica l’impegno pluriennale di Amici dei Bambini per l’infanzia e le famiglie in difficoltà nel continente africano. Un ‘piano Marshall’ per 1.800 bambini abbandonati 

Africa. La pace nel 'Corno' autorizza la nascita di un piano Marshall, Ai.Bi. in prima filaSembra – nonostante l’assordante silenzio mediatico – che sia ‘scoppiata’ la pace tra i Paesi del Corno d’Africa. Dopo la riconciliazione tra Etiopia ed Eritrea, certificata dal nuovo premier di Addis Abeba, Abiy Ahmed, ecco che anche la Somalia sembrerebbe finalmente vicina a una importante stretta di mano con gli altri due storici ‘contendenti’ in quella porzione di continente africano: “c’è stato un vertice ad Asmara tra i presidenti di Eritrea, Etiopia e Somalia”, come racconta il sito web Africa Rivista. Che aggiunge: “Anche la Somalia era in rotta con l’Eritrea perché il regime di Isaias Afworki veniva accusato di sostenere, proteggere e armare il gruppo jihadista al Shabaab che continua a realizzare attacchi e attentati contro Mogadiscio”. E prosegue: “Ora a questo gruppo si è aggiunto anche Gibuti, piccolo Paese ma di cruciale importanza strategica che confina con tutti e tre i paesi e soprattutto ospita nel suo territorio truppe di Stati Uniti, Francia, Cina, Italia. Anche con Gibuti l’Eritrea aveva una controversia territoriale che era cominciata nel 1996 quando Gibuti aveva accusato Asmara di un attacco armato nel villaggio di Ras Doumeirah, abitato dall’etnia nomade degli Afar”.

In questo contesto favorevole, dopo decenni di penuria, rischio della vita e stenti per la popolazione dei Paesi coinvolti, non è più impossibile pensare a un piano di aiuti strutturato e coerente per l’Africa. C’è spazio per poter agire e portare sostegno concreto e nuova linfa a questi e anche ad altri Paesi dell’Africa. Quello che, da anni, è l’obiettivo di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini, che attraverso #Africainfamiglia, vero e proprio ‘piano Marshall’ per l’aiuto dei bambini abbandonati, si prende cura di 1.800 bambini senza famiglia in Africa.

Goccia nell’oceano, ma primo passo verso una rinascita, #AfricainFamiglia è la Campagna di Amici dei Bambini per quei bambini senza futuro che, in istituto o ai margini delle strade, aspettano la concretezza di un aiuto che non può essere deciso ai vertici delle istituzioni.

Fin dal 2006 Ai.Bi. opera infatti in Marocco prendendosi cura, in cinque centri di accoglienza, di quasi mille minori tra zero e 18 anni, la metà dei quali aspettano l’abbraccio di una mamma o un papà, anche se a distanza. In Kenya Ai.Bi. è invece attiva dal 2008; sostenendo a distanza 218 minori accolti in tre centri e una scuola, ma quasi 700 sono ancora in attesa di essere ‘adottati a distanza’. In Ghana, dove oltre 4mila bambini vivono in orfanotrofiAmici dei Bambini opera dal settembre 2011; supportando 64 bambini particolarmente bisognosi e sostenendo le 54 rispettive famiglie. Infine, in Repubblica Democratica del Congo Amici dei Bambini coopera per sostenere almeno alcuni degli 89 bambini ospiti del centro FED (Femme et Dévelopement) di Goma, orfani o in condizioni di grave vulnerabilità sociale.

È alle famiglie e ai minori abbandonati che la campagna di Ai.Bi. si rivolge, in questo momento in cui è particolarmente possibile e necessario aiutarli: ‘Africa in Famiglia’ è un impegno decisivo per il destino di milioni di bambini! Scegliendo di diventare ‘genitori a distanza’ è possibile stare al fianco di un bambino abbandonato e lottare con lui perché possa rinascere come figlio e (ri-)entrare nella sua famiglia.

 

Fonte: Africa Rivista