neonato trovato in strada

Pavia, ennesimo caso di abbandono di una neonata. L’urgenza di promuovere una legge per ‘Una culla per la vita’

La madre, 25enne di origini romene, l’aveva data alla luce in casa, poi il raptus. Quindi chiama i soccorsi come se non fosse sua figlia. Ma presto la verità viene fuori. Il disagio di partorire da sola, l’assenza del compagno fuori per lavoro, il bisogno di essere aiutata

neonato trovato in stradaUn ennesimo caso di neonato abbandonato subito dopo essere stato dato alla luce: questa volta è accaduto nella periferia di Pavia. Dove una madre, sola, ha messo al mondo la piccola, ma poi in un raptus – forse per problemi psichiatrici, forse per altre ragioni di disagio, compresa l’assenza del compagno per ragioni di lavoro – ha deciso di metterla dentro una scatola e di lasciarla lì, lungo una strada che porta alle campagne.
Finchè, forse pentita, non ha chiamato i soccorsi. Fingendo inizialmente, comunque, che non fosse sua figlia; ma ben presto, la verità è emersa in tutta la sua durezza: la sua crisi personale e forse familiare, la decisione estrema di abbandonare in strada quella creatura, la consapevolezza del freddo e dei rischi per la vita della bimba e, infine, la chiamata al 118 per chiedere una mano.

Quella mano che, se esistesse una legge organica in grado di valorizzare e favorire concretamente l’istituto di ‘Una culla per la vita’, l’unica vera alternativa al parto in anonimato in ospedale. In Italia sono circa 50 le culle, compresa quella di Ai.Bi. a Pedriano (Melegnano, Milano). Un elenco si trova sul sito del Movimento per la vita (http://www.mpv.org/). La prima ad essere aperta (secondo la lista del MPV) è quella di Aosta nel 1993. Le culle sono presenti in 13 regioni italiane. La loro presenza o meno può condizionare fortemente la scelta di una mamma: quella di non abortire, dando la possibilità al figlio di avere una chance di vita: la culla termica dove viene preso in cura da operatori specializzati. In totale anonimato per la madre. Per una madre che non può o non vuole tenere con sé il proprio figlio, sapere di poter essere rintracciata costituirebbe un forte incentivo a soluzioni ancora più drammatiche, come l’aborto o l’infanticidio. Soluzioni che toglierebbero la vita al bambino, anziché aprirgli la possibilità di rinascere, come figlio adottivo.

Probabilmente, se una legge fosse stata già approvata, la 25enne avrebbe potuto agire per tempo e senza ricorrere a quella scatola di scarpe lasciata in mezzo alla strada, per accogliere nel mondo la nuova nata. Un aiuto importante e urgente, che può incidere sul numero di questi casi, che la cronaca riporta con sempre maggiore frequenza, soprattutto per difficoltà legate a problemi economici o familiari nell’accettare la nuova vita che arriva.

L’articolo completo è disponibile a questo link del Corriere della Sera, ed. Milano