Questi sono i miei figli: li ho partoriti col cuore

Questa settimana, nel campo delle nuove famiglie italiane, ho conosciuto due genitori di Eboli che hanno adottato tre bambini brasiliani. Da noi le adozioni internazionali costituiscono una realtà molto diffusa: il nostro paese, infatti, è secondo solo agli Stati Uniti per numero assoluto di adozioni di minori stranieri. E tra i diversi genitori adottivi che ho chiamato, ho scelto di conoscere la famiglia Conti perché sin dai primi contatti sono rimasto colpito dal modo in cui hanno parlato dei loro bambini. “I miei figli non sono nati dalla mia pancia, ma dal mio cuore”, mi ha detto al telefono Lina di Benedetto.

Quando sono arrivato era circondata dai suoi tre bambini provenienti dal Brasile: Mariano, 14 anni, Maria, 10, e Joao Paulo, 7. E prima ancora che iniziassi a farle domande mi ha detto: “Non avrei potuto amarli di più se fossero stati figli biologici”: Questi genitori l’idea dell’adozione l’hanno sempre avuta. “ Io e mia moglie pensavamo di avere un figlio naturale e uno adottivo già prima di sposarci “ ha spiegato papà Carmine. “ Poi dopo le nozze, vedendo che i figli non arrivavano, abbiamo iniziato il percorso per le adozioni. Ma per formalizzare le pratiche abbiamo dovuto attendere tre anni di matrimonio come prevede la legge, perché per adottare un bimbo straniero c’è un iter lungo e complicato. Noi ci siamo rivolti ad Amici dei Bambini, un’associazione che ci è stata segnalata dal nostro parroco. “Era il luglio del 2006”, raccontano i Conti. “Pensavamo di adottarne due e avevamo chiesto che fossero in età prescolare, credendo che l’inserimento di un nuovo nucleo familiare fosse più facile con bimbi più piccoli. Sulla Nazionalità, invece, non potevamo scegliere.

Come area di preferenza avevamo indicato il Sudamerica per un mio istinto nostalgico…Io sono nato in Venezuela, sia pure da genitori italiani” ha spiegato Carmine “ma come nazione ci venne indicato il Brasile. E vari mesi dopo ci hanno proposto quelli che poi sono diventati i nostri figli, anche se erano tre e non due, e anche se il più grande aveva già 11 anni. “ Il giudice non voleva separarli perché erano tre fratellini molto legati”, prosegue nel racconto Lina. Venivano da una famiglia molto povera col padre alcolizzato che spesso alzava le mani. La mamma aveva un ritardo mentale e subiva passivamente il marito. Così i bimbi erano stati messi in istituto. Mentre Lina e Carmine raccontano, “io vengo scrutato dagli occhioni di questi tre splendidi bambini”. “Così mi lancio anche nel dialogo con loro.

Ci piacerebbe un giorno tornare in Brasile, magari facendo un viaggio tutt’insieme”, dicono i tre, “aggiungendo anche che vorrebbero rivedere i loro genitori naturali. “Ma sia chiaro, per noi mamma e papà sono Lina e Carmine”, precisano immediatamente. Genitori e figli si sono incontrati per la prima volta il 10 Agosto 2009. Non potrò mai dimenticare quei momenti, è stata l’emozione più forte della mia vita” racconta Lina “noi non conoscevamo il portoghese e loro non sapevano una parola di italiano, ma il linguaggio dell’amore non ha bisogno di parole. Ricordo l’abbraccio di Mariano appena ci ha visto. Nei mesi precedenti erano stati preparati dagli assistenti sociali che avevano raccontato loro di noi e mostrato le nostre foto, anche quelle della nostra casa, dell’auto. Anche noi li avevamo già visti in foto” aggiunge Carmine “e proprio guardandoli abbiamo superato qualsiasi dubbio sul fatto che fossero tre anziché due. Li abbiamo sentiti subito nostri. Per me il momento più emozionante è stato quando siamo andati a prenderli in tribunale.

E’ infatti il giudice che deve decidere dopo un mese dall’incontro se i bambini possono essere adottati e possono prendere il nuovo cognome. Ogni settimana i bimbi incontravano assistenti sociali e psicologi per essere certi che si trovassero bene con noi, spiegano i Conti. Alloggiavamo in un istituto di suore a Belèm, finchè è arrivata la sentenza. Indimenticabili il momento in cui ho sentito pronunciare per la prima volta Mariano Conti, Maria Conti e Joao Paulo Conti, dice Carmine. Da quel momento i bimbi possono avere i documenti nuovi, che hanno un costo. Complessivamente tra spese per l’associazione, permanenza in Brasile, viaggi e documenti, i Conti hanno sborsato circa ventimila euro. Ma lo rifaremo. Anzi se potessimo ne adotteremmo altri. I conti sono tornati in Italiacoi bimbi il 5 Ottobre 2009 e da allora è un idillio.

Sono bravissimi genitori mi riferisce Mariano. Lui è il più sensibile dei tre, è vivace ma responsabile, disponibile e generoso – si commuovono Lina e Carmine. “ Da grande voglio iscrivermi alla scuola alberghiera e lavorare nel settore alimentare” sottolinea il piccolo. Io invece voglio fare la naturalista” specifica la sorella. “Maria è l’intellettuale della famiglia,” dice papà Carmine, “è affettuosa e indipendente. “Io voglio fare il pompiere” proclama Joao Paulo, che è così simpatico da essere ormai diventato la mascotte di casa. Lina gli rivolge uno sguardo pieno d’amore. E sorridendo mi confida: “poco dopo essermi sposata, vedendo che i figli non arrivavano, tante volte mi sono chiesta: Perché proprio a me, che desidero così tanto dei figli? Oggi, invece, mi sento davvero una mamma privilegiata e non cambierei la mia situazione con quella di nessun’altra madre.

(Visto, emozioni da leggere)