Scovare i talenti nascosti dei bambini, nonostante la quarantena. La missione di Deborah, volontaria Ai.Bi. a Monghidoro (BO)

Il racconto dell’esperienza vissuta con il doposcuola al centro Pan di Zucchero “I Talenti” di Amici dei Bambini

Scovare i talenti e le capacità nei bambini, specie se nascosti, è l’obiettivo del centro Pan di Zucchero “I Talenti” di Ai.Bi. – Amici dei Bambini a Monghidoro (Bologna) dove Deborah, 34 anni, è impegnata dallo scorso autunno. E nel periodo della quarantena per il Coronavirus forse lo è stata ancor di più. “Dopo un iniziale smarrimento, ci siamo subito dati da fare per non lasciare sole le famiglie e soprattutto i bambini e i ragazzi – spiega la giovane, che ha incontrato di nuovo Ai.Bi. sul suo cammino personale, dopo averla conosciuta in varie occasioni pubbliche, incluse il suo corso prematrimoniale, quando tema della serata era la genitorialità, anche adottiva – Occupandoci del doposcuola abbiamo dovuto ripensare al nostro modo di stare accanto ai ragazzi”.

Scovare i talenti nascosti dei bambini ai tempi del Coronavirus

Le giornate al Centro i Talenti, di norma, sono molto piene. Iniziano quando la campanella fa correre fuori dalle classi bambini delle elementari e ragazzi delle medie, molti dei quali si ritrovano negli spazi di Ai.Bi. Prima del Covid19 oltre 50 bambini delle scuole primarie erano suddivisi per classi e raggruppati su diversi tavoli, sotto la guida di educatori e volontari nello svolgimento dei compiti e delle attività ricreative (senza dimenticare la merenda); una ventina di ragazzini delle medie invece erano dislocati negli spazi offerti dal comune di Monghidoro “Piazza coperta”, anche loro accompagnati da educatori. “All’inizio della quarantena abbiamo chiuso e sanificato gli spazi – racconta Deborah – Oggi ci stiamo muovendo per riaprire presto, e in sicurezza.” Deborah e lo staff dei Talenti stanno facendo quanto necessario per riaprire ai bambini, a piccoli gruppi, per l’aiuto compiti e il recupero scolastico, perchè a settembre siano preparati a ricominciare.

E quindi cosa è successo fino ad oggi, da fine febbraio? “Abbiamo lavorato tantissimo – e Deborah lo spiega con una risata sincera, ricordando le giornate trascorse durante la pandemia – e siamo molto contenti  di quanto siamo riusciti a realizzare, considerati i molti impedimenti. Abbiamo dato la precedenza ai ragazzi di terza media con l’esame ormai alle porte: io stessa ho seguito a distanza, in videochiamata, alcuni ragazzi al lavoro sulla loro tesi finale. Poi abbiamo organizzato il lavoro per dare sostegno alle famiglie che, impegnate a casa con lo smart working o, in alcuni casi, con un lavoro che li portava ad uscire comunque di casa, non potevano essere vicini ai figli nella didattica online”.

“Non è stato semplice ma durante la quarantena io stessa ho potuto seguire i ragazzini uno ad uno in video lezione – spiega ancora la giovane – si sono tutti quanti molto responsabilizzati e hanno lavorato bene, anche quando si trattava di studenti che fino a poche settimane prima avevano sempre avuto a fianco un insegnante di sostegno”. 

Quei talenti nascosti dei bambini da scovare grazie a progetti individuali

Progetti individuali, quindi, studiati per quel particolare studente in questo contesto così particolare e mai presentatosi prima; interventi studiati in collaborazione anche con i docenti per i casi che più necessitavano di aiuto.

Inevitabilmente quanto offerto da Deborah e da tutti i volontari non si è limitato al sostegno alla didattica: “I ragazzi si sono aperti con noi, visto il rapporto speciale che si è instaurato in questi mesi. Molti esprimevano le loro paure per il contagio, per i genitori costretti ad andare al lavoro o semplicemente la preoccupazione di non saper gestire al meglio l’isolamento. Mi sono resa conto di quanto fosse preziosa la nostra presenza”.

Molti dei bambini che frequentano il Centro arrivano da altri paesi oppure sono nati in Italia ma da famiglie straniere. “Mi piace coinvolgere tutti quanti, sfruttando la mia passione per i libri e per le lingue straniere – conclude Debora –  amo ascoltare i ragazzi e così facendo si aprono alle confidenze e all’amicizia”.