Servizio Civile sempre più universale: anche i titolari di protezione internazionale potranno far parte dei progetti!

La storia del Servizio Civile Nazionale è una storia di conquiste. Dal 1972, anno in cui la legge n.772 fu approvata dal Governo per garantire il diritto all’obiezione al servizio militare per motivi  morali, filosofici e/o religiosi, fino al 2017, le attività di impegno civico hanno fatto passi da gigante.

L’ultima novità si ritrova nel  Protocollo d’intesa con cui la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale, il Ministero dell’Interno e il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali si impegnano a sviluppare azioni mirate a garantire percorsi di inserimento sociale ai titolari di protezione internazionale e umanitaria.

Coloro i quali scappano da una guerra o da un pericolo e successivamente accolti nel nostro Paese, potranno quindi sentirsi parte integrante e fondamentale della penisola: con la riforma non solo saranno promosse autonomia, inserimento sociale e valorizzazione delle competenze, ma si darà piena attuazione al “Piano d’azione sull’integrazione dei cittadini dei Paesi terzi”, promosso dalla Commissione europea il 7 giugno 2016.

Assicurare che cittadini di paesi terzi possano dare un contributo sociale ed economico alle comunità di accoglienza sarà uno dei canali atti ad ottenere un’integrazione più rapida  ed efficace, insieme al miglioramento della sostenibilità di bilancio.

Palazzo Chigi ha deciso di puntare, con l’introduzione del protocollo d’intesa, all’inclusione sociale sviluppando interventi nell’ambito della solidarietà sociale, della tutela dei diritti civili, della formazione, della promozione della cultura non lasciando nessuno fuori da questi obiettivi.  La presentazione dei progetti riguarderà quasi tremila volontari pronti ad essere inseriti appieno nella vita sociale del Paese.

Fonte: Il Dubbio