Un anno in più, frequenza elastica e insegnante di riferimento: ecco la scuola più vicina ai bambini adottati

bambini scuola spalle 400 286Tra pochi giorni inizia la scuola e con questa arrivano tante novità. Alcune riguardano proprio i bambini adottati. La “buona scuola” prevede, infatti, l’applicazione delle Linee di indirizzo per favorire il loro inserimento scolastico. Un grande successo per le famiglie adottive che, in questi anni, si sono spese per superare gli ostacoli all’integrazione dei loro bambini.

E non sono poche le famiglie coinvolte: si consideri che in Italia, tra il 2010 e il 2013, ci sono state 14 mila adozioni internazionali e quattromila nazionali. La presenza di alunni adottati è, dunque, un fenomeno rilevante ed eterogeneo, in termini di benessere e performance scolastiche.

L’intento delle Linee non è di costituire una categoria a parte – precisa Anna Guerrieri, vicepresidente del Care, Coordinamento delle Associazione familiari adottive e affidatarie in rete – ma di portare nelle scuole informazioni fondamentali per inserire al meglio bambini con storie diverse”.

Qualche esempio? Avere la possibilità di restare un anno in più alla scuola dell’infanzia, godere di una frequenza più elastica, avere un insegnante di riferimento.

In questo modo i bambini che abbiano bisogno di un po’ più di tempo per abituarsi alla loro nuova vita in Italia, alle nuove abitudini e punti di riferimento familiari e “sociali” possono avere il tempo necessario per “prendere confidenza”.  A metterlo nero su bianco è una nota del Miur (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) del 24 luglio scorso inviata agli uffici scolastici regionali, con cui si chiariscono i dubbi circa la possibilità di permanenza nella Scuola dell’Infanzia.

Una condizione comune a molti bambini, soprattutto se si tiene conto del fatto che l’età media di ingresso in Italia di un bambino adottato è di 5 anni e mezzo. Da qui la nota del Miur che introduce la possibilità di una deroga di un anno valutando caso per caso dove questo sia necessario per il bambino.

Un’azione necessaria che “tiene conto della dolorosa realtà della separazione dai genitori di nascita – conclude Guerrieri – e, a volte, anche dai fratelli che hanno sulle spalle i bambini adottati sia nazionali che internazionali: molti di loro hanno sperimentato condizioni di solitudine o periodi di istituzionalizzazione, esperienze di ‘stress’ fisico e/o psicologico”.

Fonte: www.iodonna.it