Verona. Il Citrobacter che ha ucciso quattro neonati si nascondeva nel rubinetto

Forse portato dall’esterno a causa del mancato rispetto delle regole igieniche

Il Citrobacter, il batterio killer che ha ucciso quattro neonati all’ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento, a Verona, si sarebbe annidato in un rubinetto. I bimbi uccisi sono stati quattro, appunto: Leonardo è morto a fine 2018, Nina nel novembre 2019, Tommaso a marzo del 2020 e Alice il 16 agosto di questo 2020, mentre altri nove bambini sarebbero rimasti cerebrolesi. La soluzione al “caso” viene ora da una relazione consegnata alla Regione Veneto: il 17 giugno scorso, infatti, il direttore generale della Sanità proprio di Regione Veneto, Domenico Mantoan, aveva nominato una speciale commissione di verifica per indagare sui fatti, coordinata dal professor Vincenzo Baldo, ordinario di Igiene e Sanità pubblica all’Università di Padova.

Verona. Il Citrobacter che ha ucciso i neonati aveva colonizzato il lavandino

In base a quanto emerso dalla relazione, il Citrobacter, causa delle morti premature, avrebbe colonizzato il rubinetto del lavandino interno al reparto. Insieme al batterio killer, che sarebbe arrivato dall’esterno, nel medesimo lavandino si annidavano anche altri batteri. Una probabile causa è l’assenza del rispetto delle rigide norme igieniche che il personale avrebbe dovuto rispettare.

Nel corso dei controlli sono state effettuate verifiche sulle cartelle cliniche, sui protocolli e sulle attrezzature e le procedure utilizzate, mentre sono stati ascoltati i medici, gli infermieri, il personale sanitario e la mamma di Nina, la bimba nata prematura e morta a novembre dello scorso anno proprio per un’infezione da citrobacter al cervello. I primi controlli erano partiti a gennaio del 2020 e sono stati successivamente interrotti a causa dell’emergenza Covid, per riprendere successivamente. Il 12 giugno, l’ospedale chiudeva il Punto nascite, la Terapia intensiva neonatale e la Terapia intensiva pediatrica. Quindi la costituzione della commissione. Nel frattempo si è mossa anche la Procura, anche se allo stato attuale non ci sono ancora indagati.