Vi sembra normale che alcuni enti impongano tutto, compreso i bimbi special needs?

Ci sono enti che decidono tutto loro. Ti chiedono come ti immagini tuo figlio e poi non ti permettono di scegliere il Paese; ti impongono gli special needs e spesso prendono troppe coppie in carico e si resta in lista d’attesa all’infinito, soprattutto se poi tanti paesi sono chiusi. Gli enti dovrebbero ascoltare anche i desideri e le esigenze delle coppie e ne verrà fuori che tante coppie saranno favorevoli ad accogliere anche bambini special needs (nei limiti delle loro possibilità di accudimento) perché non sarà una “scelta” imposta. In più per il cambio Paese, perché sborsare ancora soldi? E i corsi, giusto che si facciano, ma da 300 a 5oo euro a corso, non vi sembrano un po’ eccessivi visto che se ne devono fare anche 4/5? Quando una coppia che vuole presentare domanda di adozione sente tutte queste cose, non pensate che possa anche cambiare idea?

Cristina

 

IRENEBERTUZZI

Gentile Cristina,

capisco il suo sfogo. Ma non si può fare di tutta l’erba un fascio: come al solito le modalità operative variano da ente a ente. Mi permetta però di farle qualche osservazione. Non è certamente corretto imporre un bambino con problemi di salute a nessuno. Come ente, non amiamo particolarmente la ‘ghettizzazione’ dei bambini, fatta a suo tempo da L’Aja. Anche perché ci sono Paesi nei quali si finisce nelle liste ‘special need’ per molto poco: occhio strabico, gambette storte, addirittura un’età superiore agli otto anni. Ma il discorso è complesso e talvolta gli equivoci nascono anche dal comportamento delle coppie. Credendo di avere più possibilità, alcuni aspiranti genitori adottivi dichiarano di essere disponibili ad accogliere bimbi con una serie di patologie, salvo poi tirarsi indietro di fronte a casi concreti. Conosco bene i desideri delle coppie, che magari propendono per un certo continente e sognano un bimbo con la pelle color cioccolato piuttosto che con gli occhi a mandorla. Ma non si può accettare che le coppie pretendano un determinato bambino. Come dire una cosa sono i desideri, un’altra le pretese. Per il resto, posso rispondere solo per il nostro ente. Con Amici dei Bambini l’eventuale cambio Paese non comporta costi aggiuntivi per il dossier Italia. Mentre se l’abbinamento al primo Paese ha comportato spese di traduzioni, i costi vivi purtroppo non se li può caricare l’ente. Veniamo ai corsi. Quello cosiddetto informativo è da sempre gratis, mentre a pagamento è il corso di preparazione o maturativo.  Ai.Bi. ne prevede uno solo: costa 150 euro, che vengono anche scontati in caso di conferimento dell’incarico. Perciò il mio appello alle coppie è quello di sempre: invece di ascoltare i mormorii, è opportuno effettuare un accertamento diretto interpellando gli enti autorizzati, in modo da poter scegliere con cognizione di causa.

Cordiali saluti,

Irene Bertuzzi

Responsabile Adozioni Internazionali di Ai.Bi.