Italia, crisi demografica: occorrono 6800 adozioni internazionali all’anno

MILANO – È questo il numero per compensare il crollo delle nascite. Le case degli italiani sono infatti un po’ più vuote. Per le famiglie, la crisi non solo ha il sapore di tagli al 5% dello stipendio, o dei sacchetti della spesa razionati: significa anche meno figli.

Torna a scoppiare il caso denatalità: l’Istat ricapitola la flessione delle nascite in Italia. Secondo i dati ufficiali, pubblicati nell’Annuario Statistico il 16 dicembre scorso, nel 2010 sono state 6800 le culle vuote rispetto al 2009. La percentuale del calo si attesta su una misura negativa del 12%. I dati diffusi dalla Ragioneria di Stato certificano il calo delle nascite, con 561mila nuovi nati nel 2010, il numero più basso dal 1995. L’Italia è il secondo paese più vecchio nell’Unione Europea.

«Un’adozione internazionale per ogni nato in meno», dichiara Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. Amici dei Bambini, organizzazione non governativa e associazione di famiglie adottive dal 1986, operante in 28 paesi del mondo. La decrescita demografica infligge al sistema-paese una ferita in termini di capitale umano e di produttività, tali da ridimensionarne il futuro. Puntare a un nuovo piano adozioni dunque, fatto di disbrigo amministrativo gratuito delle procedure e di incentivi statali a Enti autorizzati e Servizi sociali.

Ben lungi dall’essere vox clamans in deserto, la proposta di Ai.Bi. di compensare le culle vuote con l’adozione di un minore straniero nasce dall’urgenza di recuperare lo svantaggio, inferto nel lungo periodo alle risorse produttive. Tanto più vero in quanto l’Istat dichiara in aumento i figli di famiglie straniere, le seconde generazioni dei migranti.