Milano, dove i bambini siriani dormono in strada. Cosa posso fare al di là delle polemiche?

bambinosirianomilano350Tra guerra, fame, dolore e povertà, non c’è pace per i bambini siriani. Nemmeno quando approdano lungo le nostre coste, nemmeno in una città come Milano. Così in Stazione Centrale, nell’andirivieni dei treni e nel brulicare della vita quotidiana, accade di vedere bambini arrivati dalla Siria, stanchi, sfiniti da un viaggio che non si riesce a immaginare, sbattuti come pacchi sul pavimento o sui gradini, un cartone come giacilio.

Fotografie, scattate dalla consigliera di Zona di Milano Silvia Sardone, che hanno acceso il dibattito sull’accoglienza dei profughi e scatenato polemiche tra gli schieramenti politici. “E’ vergognoso – scrive Sardone, – che il Governo e il Comune, dello stesso colore politico, non si assumano la responsabilità di quanto sta accadendo ma piuttosto continuino a rimbalzarsi il peso e le colpe sulla vicenda.” Piccata la risposta del Comune di Milano, che ha snocciolato i numeri riguardanti i 35mila profughi accolti da inizio 2014, di cui 12mila bambini.

Senza voler toccare una polemica politica un po’ strumentale e forse inutile, andando invece al cuore del problema, Amici dei Bambini (Ai.Bi.) ha raccolto dall’ottobre del 2013 ad oggi la disponibilità di 1.400 famiglie desiderose di aprire le porte delle loro case ai minori stranieri non accompagnati giunti dalla sponda sud del Mediterraneo. Ma gli arzigogoli della legge e i vicoli ciechi della burocrazia ostacolano questa giusta accoglienza delle famiglie italiane. Con la medesima finalità di accoglienza, sempre Ai.Bi., ha attivato Casa Mosè, il centro di pronta accoglienza di Messina che nei suoi primi 9 mesi di attività ha dato ospitalità a 92 Misna.

Casa Mosè è il simbolo dell’accoglienza giusta, un’accoglienza dal volto umano, dove le persone vengono chiamate per nome. Una realtà resa possibile esclusivamente grazie al sostegno a distanza dei donatori, senza contributi pubblici. Così negli scorsi mesi sono stati raccolti e impiegati 130mila euro. Ma ora non basta più. Come le cronache quotidiane ci insegnano, i Misna non arrivano solo in Sicilia. Approdano, a centinaia, anche in Puglia, Campania, Calabria e vengono trasferiti in tutte le regioni italiane. L’obiettivo di Ai.Bi. è creare una rete di Case Mosè, imbastendo un sistema d’eccellenza per la giusta accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Impegno che sarà difficilmente concretizzabile fino a quando mancherà la volontà di istituire una cabina di regia coordinata nell’accoglienza dei piccoli profughi.

Cosa si può fare dunque di fronte a queste fotografie drammatiche? Si può decidere di guardarle, indignarsi, e lasciare che scolorino nella memoria. Oppure agire concretamente adesso diventando famiglia accogliente o attivando un sostegno a distanza con Ai.Bi..

 

Fonte: (Corriere della Sera) [poll id=68]

Diventa famiglia accogliente >>
Attiva un Sostegno a Distanza con Ai.Bi. >>

bambinosirianomilano siria2 siria1