Si poteva fare qualche cosa per evitare la morte dei piccoli Evan e Gioele? Familiari ed istituzioni dov’erano?

Caro Direttore,
sono rimasta scioccata dagli ultimi casi di cronaca che hanno visto protagonisti i piccoli Evan e Gioele, bambini vittime di violenze e di incuria da parte di noi adulti. Ma è mai possibile che nessuno si sia accorto di niente? Che familiari ed istituzioni non abbiano potuto fare nulla per evitare la morte di questi bimbi?
Dov’erano i servizi sociali? Rimango veramente sgomenta
Carla

Carissima Carla,
capisco la sua rabbia e il suo dolore che è anche il nostro e di tutti quelli che vedono in Evan e Gioele due bimbi fragili e indifesi in balia della disperazione di una madre in un caso e della terribile violenza nell’altro, di noi adulti.

Due morti inaccettabili, che ci spingono a pensare come sia possibile che nessuno abbia compreso il disagio della mamma di Gioele e la furia dell’uomo che ha maltrattato fino ad uccidere il piccolo Evan.

Dov’era loro famiglia? Dove le istituzioni? Perché non sono intervenute? Cosa l’ha impedito? Possibile che i servizi sociali non abbiano potuto fare nulla?

Il padre di Evan ha dichiarato di aver segnalato la situazione del figlio affidato alla madre ai servizi sociali, ma a quanto sembra nessuno sembra essere mai intervenuto. La mamma di Gioele era affetta, secondo due referti psichiatrici, da paranoia con crisi mistiche, eppure nessuno ha pensato di evitare che la donna rimanesse per lungo tempo da sola con il suo bambino.

È però forse troppo facile puntare il dito contro i Servizi Sociali, spesso sotto organico e non agevolati nello svolgimento delle loro attività.

La legge infatti prevede che vi sia un assistente ogni 5 mila abitanti, ma in realtà a causa delle ristrettezze di budget in alcuni casi se ne ritrovano perfino uno ogni 30 o 40 mila.

Così mentre da una parte ci si trova a combattere contro situazioni di eccessivo “zelo” da parte degli operatori nell’allontanare i minori dalla propria casa familiare, in altri casi le istituzioni non riescono a giungere in tempo per mancanza di personale e di mezzi.

Cara Carla, è difficile, se non quasi impossibile definire una gerarchia delle responsabilità. Quello che è certo è che urge una modifica nelle procedure, una maggiore attenzione verso questi bambini, ma da parte di tutti, istituzioni, famiglie e anche società civile, perché se divenissimo più solidali, se  facessimo più comunità, aprendo cuore e orecchie, ascoltando ciò che accade attorno a noi, forse, in alcuni casi, tragedie del genere potrebbero essere evitate.

Marco Griffini

Direttore aibinews