Mentre nel mondo impazza il Covid, all’Aja 22 giuristi lavorano per una regolamentazione internazionale dell’utero in affitto

Nel “superiore interesse del bambino”, si suggeriscono quali debbano essere i rapporti giuridici tra i genitori “intenzionali” e la madre surrogata. Reazione indignata dal mondo cattolico e dalle femministe

Come si temeva, i 22 giuristi in carica fino al 2022 per la Conferenza dell’Aja su Diritto Internazionale Privato, che si è riunita nei giorni dal 12 al 16 ottobre, stanno lavorando sul tema del riconoscimento legale della filiazione. Una scelta importante perché la Conferenza è il punto di riferimento per l’uniformazione normativa a livello internazionale tra i diversi Paesi. Ma anche perché il tema si presta soprattutto al discorso del riconoscimento della genitorialità ottenuta ricorrendo, all’estero per coloro che abitano in Paesi in cui questa è vietata, all’utero in affitto. E sono solamente 10, tra gli 86 aderenti alla Conferenza, gli stati che ne riconoscono attualmente la legittimità.

Il testo elaborato dichiara esplicitamente di non voler entrare nel merito della GPA (Gestazione per Altri). Ma, altresì, nei fatti provvede a regolamentarla nel dettaglio. Nel “superiore interesse del bambino“, infatti, si suggeriscono quali debbano essere i rapporti giuridici tra i genitori “intenzionali” e la madre surrogata (che, peraltro e come spiega Avvenire, si propone di rinominare con il più neutrale termine di “donna surrogata“).

L’utero in affitto all’Aja. Cosa si rischia ora

Naturalmente, una tale presa di posizione, costituisce un grosso problema per il fronte (eterogeneo: si va dal mondo cattolico alle femministe radicali) che chiede l’abolizione a livello internazionale della pratica dell’utero in affitto, definita da più fronti una soluzione dai chiari connotati di sfruttamento. “Il testo elaborato – spiega Francesca Marinaro, membro dell’Ufficio di Presidenza della CIAMS – Coalizione Internazionale per l’Abolizione della Maternità Surrogata, con sede a Parigi – è una subdola imposizione alla stragrande maggioranza dei Paesi che la vietano o, comunque, non la prevedono“. La Marinaro ha sollecitato anche Di Maio: “Sarebbe opportuno chiedere al ministro degli Esteri se è a conoscenza del lavoro di questo gruppo”.

A Roma, nel frattempo, l’Associazione Luca Coscioni e l’Ufficio Diritti della CGIL hanno organizzato un presidio a favore della GPA “non commerciale”…