Ecco la “pandemia dell’abbandono”: negli USA un bambino su 25 è orfano 

Droga, povertà e violenza generano una nuova emergenza sociale: oltre tre milioni di minori – circa il 4,2% di tutti i bambini – hanno perso un genitore, un nonno o una figura di riferimento che si prendeva cura di loro

Negli Stati Uniti, oltre tre milioni di minori – circa il 4,2% di tutti i bambini – hanno perso un genitore, un nonno o una figura di riferimento che si prendeva cura di loro. Un numero spaventoso, ben più alto rispetto a quello causato da malattie o dalla pandemia. Secondo una recente ricerca pubblicata su Nature Medicine, i principali responsabili sono overdose, omicidi, suicidi e incidenti legati alla violenza. Fenomeni che si sono aggravati con la crisi degli oppioidi e il collasso sociale innescato dal Covid-19.
Si stima che negli Stati Uniti, un bambino in ogni classe, quindi uno su 25, abbia vissuto la morte di un genitore o di chi si prendeva cura di lui.
Il dato allarmante è che il fenomeno tocca in particolare gli adolescenti tra i 10 e i 17 anni: uno su venti ha subito la perdita di un caregiver. Le regioni più colpite sono quelle più povere: West Virginia, New Mexico, Mississippi, Louisiana e Kentucky. Qui, la presenza di laboratori illegali di fentanyl e un tessuto sociale fragile rendono ancora più devastanti gli effetti delle dipendenze.
Il problema, però, non riguarda solo la morte in sé. Come riporta VITA, le conseguenze sui bambini sono profonde, immediate e di lungo periodo: maggiore rischio di disturbi dell’umore, PTSD, tendenze suicide, vulnerabilità alla dipendenza, sfruttamento, povertà e malattie. La morte spesso arriva al culmine di una lunga fase di disadattamento familiare, che ha già segnato il bambino. E senza un sostegno mirato e tempestivo, il danno si amplifica nel tempo.
Il monito degli studiosi è chiaro: servono interventi strutturali. In Canada, ad esempio, esistono modelli di affido temporaneo attivati in caso di crisi genitoriali, che evitano ai figli l’esperienza traumatica dell’abbandono improvviso. In Italia – osserva ancora Clerici – mancano però progetti con un vero follow-up. E soprattutto mancano i dati. L’epidemiologia, spesso sottovalutata, è invece fondamentale per conoscere e affrontare i problemi. Senza numeri, non c’è intervento possibile.
In questo scenario, la formula proposta dagli esperti – prevenire, preparare, proteggere – suona più che mai urgente. Eppure, troppo spesso, rimane solo sulla carta.