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Adozione. Europa: e se insieme al Piano UE per la natalità si pensasse anche alla promozione di un’adozione ‘europea’? La proposta di Ai.Bi.

I numeri indicano che in Europa sono migliaia i bambini non adottati: solo in Italia, in assenza di una banca dati che fornisca un quadro completo, ce ne sono tra 300 e 400

A questi si affiancano quelli dei Paesi dell’Est a forte tasso di adozione come Polonia, Bulgaria, Ungheria, ma anche i minori rumeni, per i quali non è prevista l’adozione internazionale. Il progetto di Amici dei Bambini sarà presentato a maggio, in una Conferenza sull’adozione internazionale

dichiarazione lavoro dipendenteIn Italia da settimane è in crescita, a livello politico, mediatico e di opinione pubblica, l’attenzione sul tema della famiglia e della denatalità legata a cattive (o inesistenti) politiche familiari. L’attenzione, nei giorni scorsi, è arrivata fino al livello dell’Europa, con il Presidente del Parlamento UE, Antonio Tajani, che in un’intervista ad Avvenire ha lanciato l’idea di un grande piano europeo in risposta all’emergenza natalità. Accanto a questo dibattito, importante e sacrosanto, sarebbe altrettanto urgente e utile prevedere anche un confronto concreto e aperto, a livello dell’Unione, che inserisca all’ordine del giorno l’ipotesi di creazione di un’adozione ‘europea’.

Se, infatti, le norme a tutela dell’infanzia nei 27 Paesi dell’UE hanno visto un deciso rafforzamento negli ultimi anni – in particolare grazie all’articolo 24 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione, in vigore dal Trattato di Lisbona del 2009 e all’interno del quale sono racchiusi i principi fondamentali sulla difesa e i diritti dei minori – non sembra possibile trascurare la constatazione che il futuro dei cittadini europei di domani poggia anche sulla crescita dei minori in un “ambiente familiare in un clima di felicità, di amore e di comprensione (Convenzione ONU sui diritti di infanzia e adolescenza, adottata nel 1989).

La centralità della famiglia e della possibilità che dev’essere offerta ai minori che non l’hanno di poterla ritrovare rappresenta, di fatto, un aspetto non secondario nell’azione che l’Europa dovrebbe mettere in campo a livello politico nel prossimo futuro, in vista della realizzazione e del corretto sviluppo dei suoi cittadini di domani.

In effetti, nel nostro Continente, ci sono migliaia di bambini che vivono fuori famiglia, ma non sono stati adottati nei loro rispettivi Paesi. Numerosi, inoltre, sono gli Stati – come Polonia, Bulgaria, Ungheria – in cui vivono molti minori adottabili, adottati magari in altri Paesi membri, per i quali però non ha senso parlare di adozione internazionale.

Ecco, dunque, che potrebbe configurarsi l’opportunità di un’adozione ‘europea’, che s’inserisca come strumento di sussidiarietà nei riguardi di questi minori tra l’adozione nazionale e quella internazionale. In breve, in assenza della famiglia di origine – primo livello di garanzia della protezione e delle cure necessarie al minore per il proprio benessere, previsti dall’art. II – 84 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione – dovrebbero subentrare, nell’ordine, l’affidamento familiare temporaneo quale misura di prevenzione dell’abbandono, l’adozione nazionale e, infine, quella ‘europea’.

In effetti, il 19 gennaio 2011 era stata proposta una risoluzione del Parlamento europeo sull’adozione internazionale nell’Unione Europea che prevedeva di “coordinare, a livello europeo, le strategie relative allo strumento di adozione internazionale” per migliorare “l’assistenza nei servizi di informazione, la preparazione per l’adozione internazionale, il trattamento delle procedure di candidatura all’adozione internazionale e i servizi post-adozione“. Una raccomandazione concreta, che però non ebbe alcun seguito nei Paesi.

A partire proprio da questo atto, la proposta che Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini fa e che chiede d’inserire all’interno del dibattito sul futuro delle generazioni del nostro continente, prevede l’inserimento della protezione dell’infanzia e l’emergenza dell’abbandono dei minori tra le priorità politiche europee, che si sostanzierebbe in una raccolta dati strutturata e completa sui minorenni fuori famiglia in Europa attraverso un sistema di banche dati in rete tra le autorità deputate alla tutela dell’infanzia dei vari Paesi membri, in vista dell’armonizzazione delle discipline nazionali sulla protezione dell’infanzia e l’applicazione di una sussidiarietà verso i minori europei abbandonati che identifichi nelle ‘famiglie europee’ il luogo privilegiato per farli crescere, certamente preferibile alla collocazione in istituti o in famiglie non residenti in Europa. Il tutto potrebbe diventare operativo grazie alla creazione di una sorta di ‘super-Commissione per le Adozioni Internazionali’ europea, quale istituzione di riferimento e di garanzia per le adozioni nel Vecchio Continente.

Il progetto sarà presentato compiutamente in una Conferenza sull’adozione internazionale che si svolgerà a Milano nel prossimo mese di maggio.