conferenza cooperazione internazionale

Roma. Conferenza sulla Cooperazione: per garantire il futuro a un bambino abbandonato in Africa basta una famiglia. E in Italia le coppie sterili potenzialmente aperte all’adozione sono 3 milioni

L’attenzione dell’evento sul fronte di un generico ‘sviluppo economico’, dell’Africa come dei Paesi europei emergenti, sembra aver preso il sopravvento rispetto alle necessità concrete, ‘incarnate’ nel territorio: la priorità è il bisogno che milioni di bambini abbandonati hanno di crescere all’interno di una famiglia

Ma le organizzazioni internazionali e le realtà socio-economiche del nostro Paese sembrano guardare solo a fame, educazione, malattia e guerre

conferenza cooperazione internazionaleLa Cooperazione italiana e internazionale si mobilita per accorrere in aiuto dei Paesi africani e per rafforzare lo sviluppo dei Paesi emergenti: dopo il lancio di un ‘piano Marshall’ per il continente nero da parte delle più alte cariche istituzionali italiane, da più parti il ‘faro’ dell’attenzione politica, in queste ultime settimane, sembra essere puntato sulle potenzialità economiche della popolazione africana e di quella di alcuni Paesi europei e asiatici in forte espansione.

Nei dibattiti sul tema in programma in questi giorni a Roma nell’ambito della Conferenza Pubblica convocata dal Ministero per gli Affari Esteri, tuttavia, sembra emergere una ‘miopia’ di fondo, che guarda allo sviluppo puntando unicamente su alcune variabili: salute, nutrizione, educazione, aspettativa di vita. Nulla, invece, viene detto o proposto per restituire a un minore in stato di abbandono la dignità di figlio che vive e cresce in una famiglia.

Trascurando la valutazione dell’impatto della mancanza di una famiglia sullo sviluppo psicologico e sociale del minore, si trascura quanto questa mancanza ricada non solo sul minore, ma su tutta la società in cui il minore cresce. Eppure nè Unicef, nè UNDP, nè il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale sembrano aver ‘centrato’ questo aspetto, integrandolo come essenziale per un felice sviluppo delle nuove generazioni. Ma nel mondo, i minori fuori famiglia e privi della protezione sociale non accennano a diminuire: un ‘esercito’ di milioni di bambini che attendono, chiusi in un istituto praticamente dalla nascita fino ai 18 anni.

L’infanzia abbandonata è stata stimata, anni fa, dalle organizzazioni internazionali dell’ONU, in circa 180 milioni di bambini: è evidente l’urgenza di dare risposte a questo grido, che arriva alle nostre orecchie dai ghetti degli orfanotrofi in cui sono rinchiusi e, in qualche modo, nuovamente ‘abbandonati’ questi bambini senza famiglia.

L’Italia potrebbe essere in prima linea in questa missione salvifica: lo è stato fino a qualche lustro fa, ma oggi le famiglie sembrano scoraggiate dalle difficoltà economiche e da una cultura che punta a far trovare loro altre soluzioni, certamente più dolorose, costose e rischiose dell’adozione internazionale. Eppure, l’accoglienza di un bambino abbandonato grazie all’adozione internazionale, anche rispetto alle altre emergenze che colpiscono l’infanzia e oggi vengono tenute in forte considerazione a livello istituzionale, non costa nulla, se non il bisogno di trovare una famiglia disposta ad accogliere e ad amare il ‘figlio’ che li attende. In Italia, sono 3 milioni le coppie sterili che potrebbero scoprirsi ‘genitori’ attraverso questa scelta.

Su questo fronte, dunque, si può solo costruire e rilanciare con forza la chiamata alla genitorialità del cuore, con la speranza che già dal 2018 il numero di bambini soli che possano abbracciare una mamma e un papà nel nostro Paese torni a risalire la china.