Altro che coppie gay: perché le coppie etero non riescono più ad adottare?

Buongiorno,

mi chiamo Franco e ho letto la notizia pubblicata sul vostro sito sulle dichiarazioni del Cardinale Carlo Caffarra, Arcivescovo di Bologna.

“Affermare che omo ed etero sono coppie equivalenti, che per la società e per i figli non fa differenza, è negare un’evidenza che a doverla spiegare vien da piangere”. Quanto sono vere queste parole!

Secondo me, c’è bisogno di mettere al primo posto il bambino. Il diritto allo studio, ad avere un tetto, al cibo possono essere garantiti ad un minore da molte persone, ma il diritto alla famiglia no, quello solo una mamma e un papà possono assicurarlo.

Una coppia gay è un’altra cosa, ben diversa!

Se riteniamo che anche una coppia composta da due uomini o da due donne possa dare origine ad una famiglia, allora diamo vita ad un concetto di famiglia ben lontano da quello da sempre esistente nella società.

La nostra Costituzione  afferma che il matrimonio si celebra tra due persone di sesso opposto! Quindi il diritto di un bambino  è di  avere una famiglia composta da un padre ed una madre.

Prima di parlare dell’adozione da parte dei gay, io mi chiederei: come mai tante coppie etero non possono adottare? Se poi invece, vogliamo preoccuparci di dare un tetto e del cibo ai  bambini,  allora le cose cambiano completamente!

 

Grazie

 

Maria-Elisabetta-RigobelloCaro Franco,

sono  d’accordo con lei  quando si domanda come mai le coppie eterosessuali non riescono ad adottare: questo è il problema principale.

L’adozione parte da un desiderio, un  desiderio di genitorialità, di accoglienza, di dare una famiglia ad un bambino. Questa volontà però, per divenire autentica risorsa per un figlio, deve incontrare altri ingredienti, comporta una scelta e un percorso di maturazione individuale e di coppia che certamente affonda le radici nell’incontro con la realtà del bambino, al di là delle proprie aspettative.

L’essere genitore infatti, e soprattutto un genitore adottivo, non comporta solamente un coinvolgimento emotivo e un sentimento di affetto verso l’altro. Il genitore deve aver sviluppato quelle capacità necessarie per poter gestire la storia del bambino che andrà ad accogliere, deve riuscire ad integrare il presente con il suo passato, seppur doloroso, per garantire la formazione di una solida identità.

Uomo e donna, padre e madre, con le loro diversità e complementarietà dovranno accompagnare la crescita del loro piccolo facendosi carico delle sue diversità, amandolo incondizionatamente e aiutandolo a “portare” il peso della sua storia e del suo abbandono.

Ai futuri genitori adottivi dunque è richiesta una grande capacità di messa in gioco personale, di elasticità, di elaborazione della propria storia per capire e accogliere quella dell’altro. Ogni bambino ha diritto di essere figlio, come ogni genitore ha il dovere di essere per lui un sostegno e un punto di riferimento valido e sicuro.

 

Un caro saluto

Elisabetta Rigobello

Psicologa di Ai.Bi.