Bari. Bambino abbandonato in culla termica: salvo!

Mamma e papà ti ameranno sempre”. Così un neonato è stato abbandonato, in una culla per la vita, davanti alla chiesa di San Giovanni Battista a Bari 

 

Mamma e papà ti ameranno sempre“. Così c’era scritto sopra un biglietto posto accanto al neonato abbandonato domenica, davanti alla chiesa di San Giovanni Battista a Bari.

Assieme alla frase anche una data di nascita, 10 luglio e l’indicazione del nome che i genitori, probabilmente italiani, avrebbero voluto dare al piccolo: “Luigi”.

A trovare il bimbo, domenica mattina, alle 8.15, è stato il parroco don Antonio Ruccia. Quando al sacerdote è squillato il cellulare collegato con la culla termica installata dal prete, in collaborazione con il reparto di terapia intensiva neonatale di Bari, nel 2015, appena fuori dalla Chiesa, don Antonio è trasalito.

La culla termica collegata al cellulare ha probabilmente salvato la vita al piccolo.

 Don Antonio appena sentito squillare il cellulare si è catapultato immediatamente alla culla. Ad attenderlo un fagotto che si dimenava strillando ma che allo stesso tempo appariva curato e in salute. Poi il sacerdote ha contattato immediatamente il 118 e il primario della Terapia intensiva neonatale a Bari.

Il caso è ora seguito dal Tribunale per i minorenni e sarà aperta la procedura per l’affidamento. Momentaneamente del piccolo si stanno occupando gli addetti del reparto di Terapia intensiva neonatale di Bari.

Il bimbo visitato sta benissimo.

 Quello dei genitori del piccolo Luigi è sembrato più che un atto di abbandono, un atto di amore. Hanno deciso di lasciare il piccolo in un  luogo sicuro. Hanno scelto la culla termica di don Antonio, uno strumento che molto probabilmente gli ha salvato la vita, come potrebbe salvarla anche a molti altri piccoli che come Luigi, per molteplici ragioni, non possono crescere con la propria mamma e il proprio papà.

E allora non è forse giunto il momento di chiedere al governo di emanare una legge per il posizionamento di culle termiche nelle zone maggiormente “a rischio” delle città? Un gesto di amore verso questi piccoli fragili. Un dovere civile e sociale verso il futuro della nostra società.