Bolivia: “Perché ci avete rubato il mare?” Trattativa diplomatica tra i bambini della Bolivia e del Cile

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Mi piacerebbe dire ai bambini cileni che il mare non appartiene a nessun Paese. Il mare è del mondo, e dovremmo poterlo condividere, perché è di tutti”. Antea Flores, bambina boliviana di 13 anni, con molta ingenuità, esprime con parole semplici quello che molti adulti del suo paese pensano.

E lo fa nel contesto di un’iniziativa che promuove lo scambio culturale, organizzata da Grover Cardoso, rappresentante di un gruppo di cittadini boliviani, che ha avuto l’idea di aprire spazi di dialogo fra boliviani e cileni, proprio sul tema del mare.

Con il coinvolgimento di alcune reti sociali, Cardoso ha affermato che questa proposta riflette il desiderio del popolo boliviano di recuperare l’accesso alle coste dell’Oceano Pacifico, preso dal Cile in una guerra del 1879, conflitto che la Bolivia ha sempre definito ingiusto e aggressivo, volto a sottrarre le risorse marittime e quelle zone sull’Oceano che storicamente erano sempre appartenute alla Bolivia.

È da oltre un secolo che la questione è rimasta in sospeso fra Cile e Bolivia e, periodicamente, si riaccende il dibattito all’interno dell’opinione pubblica e del mondo politico.

La polemica tra i due governi in questi ultimi mesi è diventata molto forte, al punto che la Bolivia sta preparando una denuncia al tribunale dell’Aja per rivedere il trattato firmato tra i due Paesi nel 1904.

In una conferenza stampa nel Palacio Chico del Ministero boliviano della Cultura, il gruppo di cittadini, guidato da Cardoso, ha presentato, l’aprile scorso, un video con una campagna di sensibilizzazione che mira a riaprire un dialogo su questo tema, a partire proprio dai bambini.

Non ho mai visto il mare, non so come sia, ma dev’essere un paradiso”. Ha detto il piccolo Juan Quispe, un lustrascarpe boliviano di 13 anni, che viaggia con la fantasia.

Nel video i bambini boliviani, dopo aver immaginato e disegnato il mare, si mettono a parlare e a discutere con i bimbi cileni, dicendo la loro opinione sulla proprietà del mare e sulla necessità di trovare modi pacifici e amichevoli per risolvere questa secolare controversia.

Per costruire una cultura del dialogo si comincia anche così, lasciando che le nuove generazioni si confrontino pacificamente, sognando di condividere secchiello, paletta, castelli di sabbia, nuotate e corse sul mare. Che non ha confini, ma è di tutti.

 Fonte: eldiario.net