Cattolici in politica (5), Sciortino: succubi degli ordini di scuderia

don_sciortino_fc.jpg_871977061Dove sono finiti i cattolici in politica? E’ legittimo dire che sono diventati ospiti in “casa di altri”? Si arricchisce di approfondimenti e interventi il dibattito aperto da Ai.Bi. per tentare di interpretare lo stato d’animo di alcuni politici di estrazione cattolica all’interno dell’attuale scenario partitico.

Oggi è intervenuto il Direttore di Famiglia Cristiana Don Antonio Sciortino, un giornalista che ha sempre avuto il coraggio di dare spazio alla voce dei cattolici, anche andando contro i provvedimenti del Governo.

Oggi i politici di estrazione cattolica con grande difficoltà riescono a incidere sulle decisioni dei loro partiti. Che fare?

I cattolici oggi in Italia stanno diventando insignificanti. Non solo non incidono più sull’opinione pubblica, ma mancano di quelle forti figure del passato, vere autorità morali riconosciute anche dal mondo laico. Dopo la fine del partito unico, la diaspora dei cattolici nei vari partiti della maggioranza e dell’opposizione ha annullato la loro forza in politica. Fece tanto scalpore un editoriale di Famiglia Cristiana, quando denunciammo che questo era il primo governo della Repubblica italiana senza più un solo ministro cattolico. Ci furono tante proteste, perché non se ne comprese il senso. E’ vero, infatti, che diversi ministri sono cattolici (non è nostro compito assegnare patenti di cristianità), ma nessuno di loro è espressione di un partito o di un movimento che si rifà esplicitamente e pubblicamente ai principi cristiani. Come è sempre avvenuto in passato. Ne consegue che i cattolici, divisi su tutto e succubi degli ordini di scuderia politica, non solo non hanno contribuito alla formazione delle leggi di questo Paese, ma hanno taciuto e votato provvedimenti vergognosi su sicurezza e immigrazione, che contrastano con i più elementari principi evangelici e con la dottrina sociale della Chiesa, dimenticando la dignità e l’uguaglianza di ogni essere umano, al di là del colore della pelle, della provenienza e del credo religioso. Le difese d’ufficio di certi provvedimenti dal sapore xenofobo, da parte di politici cattolici è davvero avvilente e penoso. Così come il loro silenzio sui comportamenti del Presidente del consiglio. E tutto ciò contrasta con le posizioni del Magistero sull’etica o con le preoccupazioni Benedetto XVI che ha messo in guardia sul pericolo di un rinascente razzismo nel mondo.

Quindi i cattolici sono “ospiti in casa di altri”?

Oggi i politici cattolici non solo sono “ospiti in casa d’altri”, ma sono sempre a rincorrere quel che gli altri decidono, senza iniziativa, senza capacità di guidare e governare i fenomeni rilevanti della nostra società. Quando va bene, osano alzare una flebile voce critica. Del tutto inascoltata. Basta vedere quando poco o nulla si fa a sostegno della famiglie. E’ davvero strano per un Paese che si dice cristiano come viene svalutata e sminuita la famiglia.

E’ ancora possibile pensare a un partito dei cattolici come terzo polo?

I vari tentativi finora messi in atto non hanno avuto sviluppi significativi. Forse servono tempi più lunghi. Ma la storia non torna indietro, è difficile ripetere esperienze passate. Se c’è una forte volontà di riunire i cattolici in un solo partito, questa risiede ancora a livello di vertice, difficilmente passa tra la gente.

Una maggiore aggregazione dei cattolici, senza dispersioni in mille rivoli partitici, può esprimersi attraverso un’unità trasversale, soprattutto su temi etici rilevanti. Ma per fare ciò, non si può essere succubi della disciplina di partito, tacitando la coscienza, dimenticandosi del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa, e voltandosi dall’altra parte quando si fanno leggi vergognose. O, ancor peggio, barattare i valori con altri provvedimenti, in una logica mercantilistica tra i diversi partiti della coalizione, perdendo di vista il bene comune. Ma dove sono i cattolici in politica? Perché tacciono? Non hanno nulla da dire sul degrado morale in cui sta precipitando l’Italia, che si dice cristiana, ma persegue comportamenti poco umani e civili, degni di una grande Paese democratico? Nulla da dire contro i comportamenti di quei politici che si fanno promotori del Family Day e hanno poi comportamenti personali e pubblici in totale contrasto con l’etica cristiana? Se a tutto ciò si aggiunge la sudditanza verso i segretari di partito che li hanno nominati in Parlamento, grazie a una legge elettorale che ha scippato i cittadini del diritto costituzionale di eleggere in Parlamento i propri rappresentanti, si capisce quanto sia necessaria una nuova classe di politici, all’altezza della gravità dei problemi del Paese. In questo senso, vanno letti gli appelli di Benedetto XVI e ora, più di recente, del presidente dei vescovi italiani, cardinale Bagnasco, perché il mondo cattolico “scenda in campo” e faccia valere la propria presenza nelle istituzioni e nella politica. A Cagliari, Benedetto XVI, alla presenza di molti politici e del Presidente del consiglio, disse che, oggi, “c’è bisogno di una nuova generazione di politici cattolici”.

Oggi i grandi temi etici hanno creato una spaccatura nei principali schieramenti e mettono in posizioni sempre più critiche la Chiesa e l’associazionismo cattolico. Quali strade percorrere?

Credo che alla Chiesa spetti il compito di annunciare con chiarezza i principi etici e morali, stare al di sopra della lotta politica e degli schieramenti di partito. Spetta, poi, a una classe politica di cattolici, ben formata perché proveniente dalle scuole di formazione o dai movimenti di ispirazione cristiana come le Acli e l’Azione cattolica, mediare quei principi in provvedimenti e leggi, in dialogo e confronto con tutte le altre forze politiche, avendo di mira il bene comune dei cittadini e della società. Se da una parte c’è l’accusa alla Chiesa di voler imporre i propri principi al Paese, anche a coloro che non credono, non si può neanche accettare la tendenza di molti che vogliono mettere a tacere i cattolici e considerare le loro posizioni arretrate e fuori del tempo. C’è una sorta di crescente anticlericalismo, alla Odifreddi, che considera i cattolici come un residuo del passato, un avanzo folcloristico da sopportare purché stiano reclusi nei recinti delle sagrestie. Ma anche i cattolici, da parte loro, devono avere più iniziativa, più presenza nella società, e dare forti ragioni delle loro posizioni che siano il più possibile condivisibili anche dai laici. Nessuna imposizione, quindi, da parte dei cattolici dei propri principi, ma neppure timidezze e ritrosie a essere protagonisti e modellare la società in modo cristiano. In fondo, quel che è autenticamente umano, è anche cristiano.