Crisi delle adozioni internazionali, USA: iniziano le fusioni fra enti autorizzati

Minnesota. In risposta alla crisi delle adozioni internazionali, due enti statunitensi hanno annunciato mercoledì scorso la fusione: è la risposta alla crisi che ha investito in pieno il gigante americano.

I due enti in questione sono la Children’s Home Society & Family Services, agenzia con 120 anni di storia, e la Lutheran Social Services, con 147 anni di esperienza, entrambe capaci di portare a termine centinaia di adozioni l’anno, ma che hanno iniziato a operare in perdita chiudendo l’ultimo bilancio in rosso di 2 milioni di dollari, come è successo al Children’s Home.

“Questa crisi non è dovuta a cattiva gestione, ma a un cambiamento intervenuto nelle adozioni internazionali”, ha dichiarato Jodi Harpstead del Lutheran. Un crollo più che un cambiamento, che, dal 2004 al 2011, ha provocato una diminuzione di ingressi di minori stranieri adottati pari al 60%.

Quanto manca perché succeda anche in Italia? Il Manifesto Oltre la Crisi” per una nuova legge dell’adozione internazionale, lanciato da Ai.Bi. negli scorsi giorni, propone di riformare il sistema degli enti autorizzati riducendone sensibilmente il numero e ingrandendone la strutturazione sul territorio.

Gli enti italiani – oggi 65 – devono drasticamente diminuire, fino a comporre un numero massimo di 20/25 grandi enti capaci di realizzare almeno 200 adozioni internazionali all’anno, giungendo così a uniformarsi agli standard dei maggiori Paesi europei. Secondo la riforma proposta nel Manifesto questa riduzione va accompagnata da un’operazione parallela: strutturare gli enti ben performanti in modo che abbiano sedi in ogni regione italiana in cui sono operativi, con personale all’estero fisso e regolarmente stipendiato, così da evitare il ricorso agli intermediari.

È l’unica misura capace di razionalizzare il sistema, innescando economie di scala che vedano pochi grandi enti svolgere un numero maggiore di adozioni, per abbattere gli attuali ed esorbitanti costi attestati tra i 20mila e i 40mila euro, e arrivare a salvare più bambini possibile dall’abbandono. La strada delle fusioni potrà quindi aprirsi anche da noi.

(Fonti: Star Tribune, 24 maggio 2012)