Educatrice dei bambini senza famiglia: è un impegno realizzabile?

Chiara scrive:

Ho visto sul vostro sito che siete alla ricerca di educatori professionali per le vostre Case Famiglia e per le Comunità Mamma-Bambino.
Sono educatrice in un asilo nido da circa 6 anni, ma vorrei iniziare a fare qualcosa di più. Vorrei lavorare nel contesto più specifico della cura per l’infanzia in difficoltà e separata dalla famiglia di provenienza, per occuparmi di bambini che in tanti purtroppo sembrano dimenticare. Vorrei chiedere maggiori informazioni sulla strutturazione di una casa famiglia, in particolare sui profili dei bambini ospitati, così da mettermi in un primo contatto con loro, e sulle figure professionali più adatte a loro. Grazie.

Carissima Chiara,

lettere come la sua sono sempre benvenute. È bello scoprire che c’è qualcuno che, maturando esperienza in questo settore, si accorge che in Italia esistono bambini molto diversi da quelli che si incontrano in un comune asilo nido, decidendo di iniziare a dedicare a loro  tutta la vita.

La Casa Famiglia di Ai.Bi. ospita massimo 6 minori, temporaneamente privi del necessario supporto familiare o per i quali la permanenza nel nucleo familiare d’origine è contrastante con un armonico evolversi della personalità e del processo di socializzazione. Può ospitare anche minori in situazione di disagio con necessità urgente di intervento di accoglienza al di fuori della famiglia d’origine. L’educatore si occuperà di affiancare la famiglia accogliente, che risiede stabilmente nella casa-famiglia, nelle attività quotidiane di cura ed educazione dei minori accolti.

Requisito fondamentale è il possesso della qualifica di educatore professionale certificato da uno dei seguenti titoli: diploma di educatore professionale conseguito presso la scuola regionale per educatori professionali, laurea quadriennale in scienze dell’educazione oppure laurea triennale di educatore professionale. Il candidato ideale è una persona dinamica con una buona predisposizione ai rapporti interpersonali, capace di gestire anche relazioni complesse con minori in difficoltà. Saranno preferiti coloro che hanno significative e comprovate esperienze professionali e di volontariato nell’ambito di riferimento.

L’educatore/educatrice è la figura che affianca bambini e famiglia nel quotidiano, ed è portatore di professionalità. Si mette a disposizione negli interventi educativi della coppia di riferimento, cogliendo dettagli, osservando e studiando le dinamiche interpersonali.

Tutti gli interventi a favore dei ragazzi accolti vengono concordati in equipe – composta dal coordinatore della struttura, dalla coppia di riferimento e dagli educatori.

L’educatrice della Casa Famiglia deve tenere a mente che il suo luogo di lavoro è la casa di una famiglia che si è aperta all’accoglienza: deve impostare il suo lavoro entrando in relazione in punta di piedi, sia con i ragazzi accolti che con la coppia.

Elemento molto importante è creare una relazione di fiducia con la coppia di coniugi, rispettando le loro scelte educative, trovando modi e tempi di confronto con i coniugi sulle modalità di intervento. L’educatrice deve dunque avere buone aperture di relazione con gli adulti, vivendosi come parte della famiglia ma con un ruolo un po’ da “jolly”. Deve poi, naturalmente, relazionarsi con i minori, ed essere capace di una sana ed equilibrata relazione educativa utilizzando molto il dialogo e l’osservazione, per arrivare al raggiungimento degli obiettivi che ci si è posti all’interno del progetto educativo redatto per ogni bambino.

Per quanto riguarda Ai.Bi., viene garantita agli educatori presenti in struttura e anche alle coppie di riferimento una supervisione psicologica mensile, a cura dell’equipe psicosociale della nostra associazione.

Stare in casa famiglia è un lavoro molto stimolante per un educatore, perché si viene a vivere a stretto contatto, oltre che con i bambini e ragazzi che accogliamo, con una coppia che fa una scelta di vita molto coraggiosa: dedicare la propria vita al servizio di bambini che si trovano a vivere temporaneamente lontani dalla propria famiglia d’origine, per poi accompagnarli verso il rientro a casa, dove possibile, verso un altro progetto di affido familiare o verso l’adozione, bambini che portano sulle proprie spalle storie complicate, lutti e abbandoni.

La comunità mamma–bambino, invece, ospita fino a un massimo di 4 nuclei (coppia madre-figlio) ed è una struttura residenziale per l’autonomia. L’educatore si occuperà di accogliere la donna affiancandola nel sostegno alla genitorialità e accompagnandola verso l’autonomia. Ciascun nucleo gestisce la quotidianità secondo i propri ritmi di vita, accompagnati dal lavoro svolto sinergicamente da personale volontario e da educatori professionali.

Requisito fondamentale è il possesso della qualifica di educatore professionale certificato da uno dei seguenti titoli: laurea quadriennale in scienze dell’educazione oppure laurea triennale di educatore professionale.

Tenga presente che il candidato ideale è una persona dinamica con una buona predisposizione ai rapporti interpersonali, capace di gestire anche relazioni complesse con donne e minori in difficoltà.

Chi sceglie di lavorare in un contesto residenziale per donne dal passato complesso deve tenere a mente di dover lavorare su tre livelli: lavorare sul ruolo di donna, sul ruolo di madre e sulla relazione madre–figlio.

A differenza della Casa Famiglia, gli educatori della comunità mamma–bambino coprono le 24 ore alternandosi l’un con l’altro, sia il sabato che la domenica e in giornate festive.

L’obiettivo della struttura per mamma–bambino è quello di accompagnare una donna che si trova a vivere un momento di difficoltà e di rinforzare il suo essere donna, il suo essere madre fortificando il legame tra madre e bimbo, in modo poi da poter permettere al bambino di vivere sentendosi figlio.

Per concludere, se lei fosse interessata a rendersi disponibile per una delle due figure, o a tutte e due, aperte presso le nostre strutture, è sempre possibile inviare la sua candidatura e il suo curriculum all’indirizzo mail: personale@aibi.it

Valentina Bresciani, Settore Affido e Servizi Italia, coordinatrice Case Famiglia di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini