“Enti autorizzati: troppo spesso ci si sente trattati come numeri”

Rossella scrive:

Le intenzioni di Ai.Bi. sono rispettabili e degne di lode, ma dopo 2 adozioni mi sento di dire che dietro a tante parole spero ci siano anche i fatti.

Troppo spesso ci si sente trattati come un numero, o poco compresi, proprio dagli enti. Parliamo della nostra esperienza senza accusare un ente come Ai.Bi., che non conosciamo.

Comunque, a tutte le coppie che sono in attesa di decreto o che comunque stanno aspettando, volevamo portare speranza con la nostra esperienza: due adozioni, la prima conclusa quasi 6 anni fa, l’altra iniziata subito dopo, ma molto più dolorosa e faticosa anche se a buon termine. Ora sono con noi due splendidi cuccioli di 7 anni e due anni e 4 mesi.

Ne abbiamo passate tante e quando ripenso alle mie adozioni, mi prende l’angoscia; poi guardo i miei figli e dico che ne è valsa la pena… Sarete ripagati di tutto con il loro amore, quindi non desistete e abbiate coraggio, guardando sempre alla meta! L’adozione è la cosa più bella che possa esistere e mi sento di dire che, dopo i tanti pianti, ora ringrazio Dio di non avermi dato la possibilità di essere incinta altrimenti non avrei conosciuto i miei figli… E questo lo sottolineo mille volte!!!

Cara Rossella,

nella sua lettera leggiamo un’esigenza di rispetto nei confronti della coppia adottante, di professionalità, di trattamento umano, che purtroppo oggi è moneta di scambio sempre più rara nel nostro Paese.

La qualità e l’efficienza dei servizi prestati dall’altissimo, incontrollato e ingovernabile numero di enti autorizzati italiani hanno addirittura attirato la dura reprimenda dell’ONU, espressa nella voce del Comitato per i Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza il 6 ottobre. Non così tanto tempo fa.

Cosa fare davanti a un rimprovero del genere? Noi non abbiamo potuto fare a meno di alzare la voce, dato che da tempo sostenevamo la necessità di controllare di più e più strettamente gli enti autorizzati, così come di dotarli di prerequisiti qualitativi più stringenti, a garanzia delle coppie adottive.

Non a caso proprio quest’oggi la CAI ha pubblicato una delibera con cui revoca l’autorizzazione a un ente operativo in Africa. Lo abbiamo ricevuto come un buon segnale di sviluppo verso un sistema di enti autorizzati più snello, più efficiente e meglio strutturato, capace di fare più adozioni internazionali e di salvare più bambini dall’abbandono.

Lo abbiamo scritto anche nel nostro Manifesto per una nuova legge sull’adozione internazionale, con cui illustriamo la nostra riforma di legge: meno enti vorrà dire più adozioni, e migliori servizi.

Ai.Bi. ha fatto suo anche un altro grido che sale dalla sua lettera, cara Rosella. Nel finale, lei esprime un ringraziamento per aver ricevuto in sorte una maternità diversa, sicuramente ardua, ma più appagante: quella dell’adozione.

Quando tutte le porte sembrano chiuse, l’Amore – quello vero, che solo un padre, una madre e dei figli manifestano in pienezza in questa vita – rompe le finestre e invade la casa. Tra le famiglie adottive che compongono Ai.Bi. vi sono anche famiglie che hanno conosciuto l’infertilità di coppia, e che, per nessun motivo, sono rimaste a piangere su se stesse: anzi hanno scoperto una grazia più alta, la grazia di essere destinate a compiere quello che lei ha definito l’atto più bello che esista sulla terra. È la scoperta della sterilità feconda, ed è la scoperta dell’adozione, l’atto più alto di giustizia che possiamo compiere in questa vita.

Non possiamo che esserle grati della sua testimonianza.

Marco Griffini, presidente di Ai.Bi. Associazione Amici dei Bambini