Finalmente si potrà adottare un bambino orfano indiano

bimbo_indiaI primi 18 mesi dell’affidamento erano passati in un balzo. Il piccolo, che l’americano Ross Harp insieme a sua moglie si era portato a casa dal foster care, si stava affezionando. Aveva cominciato a dormire senza più incubi. Aveva persino cominciato a chiamarlo papà. Ma poi gli assistenti sociali glielo avevano portato via; perche loro erano una coppia bianca e il piccolo era un pellerossa di una tribù di una riserva il cui portavoce aveva accusato i genitori affidatari di voler rapire il piccolo alla sua gente.

Ditemi che questo non è puro razzismo ha dichiarato Harp, che insieme ad un gruppo di avvocati ha inviato una petizione al governatore di Tulsa, in Oklahoma, per rimuovere la legge, chiamata Indian Child Welfare, che proibisce ancor oggi alle famiglie americane di adottare un bambino orfano appartenente ad una delle tante tribù presenti nelle riserve indiane, a eccezion fatta per le stesse coppie indiane.

Tale divieto permette alle tribù di avere la completa tutela del minore e di crescerlo secondo i propri valori e la propria cultura, ma oggi, a distanza di 33 anni dalla ratifica dell’Indian Child Welfare, quella legge punisce centinaia di genitori affidatari come gli Harp, che offrirebbero più che volentieri una casa e un futuro ad un bambino indiano.

Se invece di una legge per i bambini delle riserve si trattasse di una legge per i bambini neri o per quelli asiatici, ci sarebbe una rivolta.

Ma siccome si tratta di bambini degli indiani nessuno se ne cura. La petizione, che ha già raccolto in pochi giorni più di 23 mila firme, si ispira alla storia di Baby Veronica, che proprio in queste settimane viene discussa alla Corte Suprema e che coinvolge un altra famiglia adottiva. Veronica è una bella bimba figlia di una donna bianca e di un indiano appartenente alla tribù dei Cherokee; la madre biologica aveva deciso di darla in adozione ad una coppia di bianchi della Carolina del Sud, gli Harp, con il consenso del padre, il quale aveva dichiarato di rinunciare ai propri diritti sulla bambina.

A distanza di 3 anni, pero , il padre naturale aveva deciso di voler crescere la propria figlia, dichiarando di aver acconsentito all’adozione solo nella speranza di potersi riavvicinare a sua moglie, madre di sua figlia, che lo aveva lasciato.

La legge americana fin qui era molto chiara: possibile ricorrere all’adozione in pancia e decidere a chi affidare il proprio nascituro.

Ma proprio la ormai datata legge Indian Child Welfare ad impedire a qualsiasi coppia di etnia diversa da quella indiana, di adottare un bambino.

Per questo motivo la bimba è stata tolta alla coppia della Carolina del Sud e affidata al padre naturale, in attesa del verdetto della Corte suprema di Washington, la quale sta analizzando in queste settimane i dettagli il caso.

E’ interessante costatare anche che, sui nove giudici della Corte Suprema di Washington, due sono coinvolti personalmente con le adozioni, uno avendo adottato due bambini e un altro essendo nonno di un orfano adottato dal figlio.

I media americani stanno parlando da giorni di questa petizione, che sta mettendo altra carne sul fuoco sul dibattito degli orfani delle riserve e che la Corte Suprema dovrebbe definire, o modificare, entro l’estate. Se la vecchia legge dovesse essere annullata, le agenzie americane e il foster care sarebbero inondate di richieste da parte di migliaia di famiglie come gli Harp, pronte a prendere in affidamento i minori delle storiche riserve dei pellerossa.

 

Fonte:  http://www.cherokeephoenix.org/Article/Index/7195

 

(Dalla nostra inviata Usa, Silvia Kramar)