Haiti: una nuova speranza per tre bambini abbandonati

I compiti sono terminati. Nel microonde ci sono i popcorn ed i bambini con ansia dispongono i loro cuscini di fronte alla televisione. I sette figli dei Meuzelaar sorridono, giocano, come fanno dei fratelli.

Un anno fa, la scena era molto diversa. Tre dei figli, Gracie, 10, Peter Jr., 7, e Jordan, 3, vivevano in un orfanotrofio ad Haiti, che era appena stato ridotto in macerie da un terremoto di 7.0 gradi della scala Richter.
Peter e Marilee Meuzelaar, che avevano iniziato l’iter di adozione da più di due anni, erano incollati al computer e freneticamente cercavo notizie in merito alla situazione sull’isola caraibica. Ci sono volute alcune settimane prima di riuscire a portare i bambini sul suolo americano e accoglierli tra loro braccia. 
Nel frattempo Haiti, subito dopo il terremoto, ha chiuso i battenti per ciò che riguarda le adozioni internazionali.
“Gli orfanotrofi sono stati distrutti; il lavoro dei dipartimenti si è perso”, ha detto Chareyl Moyes, manager del programma Haiti Ogden-based Wasatch.

La storia dei Meuzelaars ha avuto inizio nel 2008 quando la coppia ha deciso di iniziare il cammino di adozione internazionale ad Haiti. Quando si sono recati ad Haiti per incontrare i bambini, Peter ha portato alla ragazza una bambola, mentre per il ragazzo ha portato una macchina giocattolo. Quando ha consegnato i regali, i bambini hanno sorriso e sono corsi ad abbracciarlo. Poi, hanno chiesto da mangiare. “Mi ha spezzato il cuore”, ha detto Marilee Meuzelaar.
Poco dopo i due genitori scoprirono che i bambini avevano un altro fratellino. Hanno deciso così di adottare tutti e tre. Per due anni, hanno combattuto una lunga battaglia burocratica. I Meuzelaars hanno fatto visita ai loro figli ad Haiti ogni quattro mesi. Peter e Marilee hanno imparato un po’ anche la lingua creola, mentre i bambini hanno iniziato a conoscere le prime parole in inglese.
“Non è il modo convenzionale di costruire una famiglia, ma, per la nostra famiglia, è stato il modo giusto”, ha detto Peter Meuzelaar. “Dio ha davvero benedetto tutto questo”.
Poi è arrivato il 12 gennaio 2010.
Peter Jr., lo descrive come “il giorno in cui la terra si avvicinò e mi morse in faccia.”  Sua sorella maggiore Gracie ricorda la scossa violenta, gli edifici crollare e la morte – un sacco di morte.
“La vita ad Haiti è stato…” ha detto Gracie, fermandosi a mordere le labbra, “difficile”.

I suoi genitori dopo che è nata l’hanno consegnata ad un orfanotrofio perché non potevano permettersi di prendersi cura di lei. Dopo il terremoto, ha ancora gli incubi.
Mi piace l’America perché non c’è nessun terremoto qui” ha detto Gracie.
Le piace anche l’America, ha detto, torcendo un pò dei sui ispidi capelli neri intorno a un dito, perché, “Mia mamma e papà sono la migliore mamma e papà di sempre”.
I suoi ricordi dell’ultimo anno sono semplici.
Le cose buone: ha imparato a giocare a calcio e le è piaciuto molto. E’ stata battezzata, ha una nuova mamma, un nuovo papà e quattro nuovi fratelli.
Le cose difficili: ha dovuto scrivere il suo primo rapporto. La neve – “Perché fa così freddo qui?” voleva sapere. E, in un primo momento, con i nuovi fratelli è stato un po’ difficile andare d’accordo.”

“Sono stati tutti molto coraggiosi”, ha detto Marilee Meuzelaar. Gracie e Peter Jr. ora leggono bene, il loro inglese migliora ogni giorno. Con l’aiuto di consulenti, stanno lavorando per superare la tensione emotiva del terremoto. Il loro fratellino, Jordan, ha sempre un grande sorriso sul suo volto. Quando qualcuno chiede il suo nome, lui risponde felice, gettando due pugni in aria.
Jordan sembrava sul punto di morire quando l’abbiamo portato a casa. La sua fronte era sudata e vomitava costantemente. Dopo una settimana in ospedale, abbiamo scoperto che aveva la malaria.
“Sono la gioia della nostra vita”, ha detto Peter Meuzelaar. “Ringrazio Dio ogni giorno perché mi ha dato questi bambini e questa esperienza”.

(Fonte: Deseret News, 13/01/2011)