Il bonus natalità fa il boom di richieste! Bene, ma a quando una riforma fiscale a favore delle famiglie italiane?

La misura di sostegno alla natalità istituita dalla legge 11 dicembre 2016, n. 232 (legge di bilancio 2017), che prevede un bonus di 800 euro per la nascita o l’adozione di un bimbo, ha avuto un riscontro più che positivo, con oltre duecentomila domande di sussidio pervenute all’Inps a partire da maggio 2017. Solo in Alto Adige per il bonus “mamma domani” sono state registrate più di quattromila richieste.

Per chi ha raggiunto il settimo mese/partorito/avuto in affidamento o adozione un bimbo dal 1° gennaio 2017 al 4 maggio 2017, e solo per loro, il termine di un anno per la presentazione della domanda decorre dal 4 maggio e da oggi – 17 luglio –  è possibile presentare domanda online direttamente sul sito dell’INPS.

Non prevedendo tetti di reddito ed essendo un contributo “una tantum”, le numerose domande di sostegno delle future madri al compimento del settimo mese di gravidanza (inizio dell’ottavo mese di gravidanza) o alla nascita, adozione o affido del bambino, hanno confermato l’importanza del bonus o la difficoltà, in Italia, a “fare famiglia”?

Il presidente dell’Inps Tito Boeri, a fronte delle richieste pervenute e delle erogazioni dei contributi, conferma  “che la sigla Inps dovrebbe indicare la definizione Istituto di Protezione sociale più che Istituto previdenza sociale”. La misura infatti è definita una forma di protezione sociale, dimostrato non solo dalla mancanza di un reddito per poter ottenere il bonus, ma dalla sua alta fruibilità, che include anche le donne richiedenti asilo o in possesso del permesso di soggiorno.

Un sostegno atteso e ben accolto, ma ancora lontano da una vera riforma fiscale a favore delle famiglie italiane.

Solo qualche giorno fa Gigi De Palo, presidente nazionale del Forum delle Associazioni Familiari, commentava così i dati sulla povertà presentati dall’Istat “È inutile chiedersi perché in Italia nascono sempre meno bambini … ce lo spiega oggi l’Istat: fare un figlio significa diventare poveri. In Francia, appena superato il confine, avere 3 o più figli è una ricchezza per l’intero Paese e chi lo fa viene sostenuto e valorizzato. Da noi succede il contrario. Dobbiamo domandarci seriamente: i figli sono un bene comune? In Italia sembra di no. Per questo – continua Gigi De Paolo –  il Forum chiede alla politica scelte coraggiose introducendo una fiscalità che tenga conto dei componenti familiari.E conclude rivolgendo un appello al Governo: «A settembre ci sarà la Conferenza sulla Famiglia e subito dopo l’ultima legge di stabilità di questo governo: non perdiamo un’altra occasione per essere ancorati al futuro. Trasformiamo i propositi in concretezza: in un Paese a nascita zero si dovrebbero incentivare le nascite, non mettere le famiglie nella condizione di impoverirsi per la nascita di un figlio».