Incubo culle vuote. Se Renzi dopo l’adozione internazionale, rottama anche la famiglia? Nel 2031 l’Italia rischia “natalità zero”

culle vuoteDeclino, decrescita, recessione. Termini che sono ormai entrati a far parte del linguaggio comune e che per lo più fanno riferimento alla situazione economica. Ma ultimamente non solo: un altro ambito da cui arrivano indicazioni di continuo regresso è quello della demografia, dove i segnali di declino sono evidenti e preoccupanti. Soprattutto considerata la totale indifferenza da parte della politica sorda a tutto ciò che “parla” di famiglia, sia in termini di misure e incentivi alla natalità che all’adozione internazionale.

Da quando Renzi ha, infatti, preso in mano le redini della adozione internazionale (marzo 2014) si è assistito ad un vera e propria rottamazione di questa stupenda forma di accoglienza e gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. Una CAI (Commissione adozioni internazionali) ferma al palo da circa 3 anni provocando cosi la totale paralisi del sistema delle adozioni internazionali, dimostrata dai dati che rivelano un inarrestabile calo dei bambini adottati e del conseguente malcontento delle famiglie in attesa da anni e perse tra i meandri della burocrazia, degli alti costi e dei tempi biblici.

Ma non solo: non contento di affossare le adozioni, ora tocca anche  alla natalità. Chi, infatti, pensava che il 2015 – l’anno passato alla storia  per un calo di popolazione che non si ricordava dai tempi della Grande Guerra – dovesse rappresentare un caso eccezionale, deve ricredersi. I 222mila nati nel primo semestre del 2016 sono il 6% in meno di quelli registrati nello stesso periodo dello scorso anno (236mila) e il corrispondente saldo naturale (nati-morti) è già “in rosso” per 93mila unità. Tutto lascia supporre che su base annua si arrivi al nuovo record (al ribasso) di 456mila nati e a un saldo naturale negativo per quasi 150mila unità. Dunque per l’Italia si prospetta una “natalità zero”. A questi ritmi di decrescita, 30mila nati in meno ogni anno, nel 2031 potremmo riconvertire i reparti di ostetricia in unità geriatriche, sostituire pannolini e passeggini con pannoloni e deambulatori.

Tutto questo anche a causa della persistente grave latitanza da parte delle istituzioni e della politica che dovrebbe farsi carico della progettazione e dell’esecuzione dei necessari interventi di natura terapeutica sulla “demografia malata”. Un  “più famiglia” da declinare con azioni concrete, non con le solite promesse, orientate a recuperare equità nella imposizione tributaria e nelle politiche tariffarie, a favorire la conciliazione nel mondo del lavoro, a rendere accessibili i servizi di cura e a sviluppare politiche abitative a misura di famiglia. Si tratta di attivare iniziative di “politica demografica e familiare”.

Insomma credere nella famiglia come una sorta di “isola felice” come dimostra il caso Svizzera dove lo scorso anno sono nati 86’559 bambini: da più di 20 anni non si contavano tante nascite. Un trend in aumento che viene spiegato dal sociologo François Höpflinger  come una rinascita della maternità sostenuta da scelte politiche a favore. Höpflinger ritiene che la tendenza continuerà. “Ci stiamo muovendo nella direzione della politica familiare come in Norvegia, Finlandia e Svezia”.

Fonte: http://www.tio.ch/ e Avvenire