Kenya. Minorenni che si prostituiscono a causa della siccità. Adozione a Distanza, un futuro possibile per i bambini in Africa

Un report dell’International Rescue Committee (IRC) rivela una delle più grandi e inimmaginabili conseguenze della povertà: bambine keniote di anche soli 12 anni che in cerca di cibo e un modo per aiutare la famiglia a sopravvivere, intrattengono rapporti sessuali in cambio di denaro nelle zone più duramente colpite dalla siccità, come il Turkana. 50 shellini kenioti, meno di 50 centesimi di euro, pur di mangiare. Sono le stesse famiglie a spingere le proprie figlie a prostituirsi in città per cercare disperatamente un modo per sopravvivere.

In tutto il Kenia la siccità ha portato alla fame 2,6 milioni di persone facendo registrare un aumento di cinque volte dei prezzi dei prodotti alimentari, un inasprirsi dei conflitti nelle zone dell’acqua e un aumento della malnutrizione e delle malattie.  I capifamiglia costretti a portare il poco bestiame nelle terre meno aride al confine con l’Uganda, hanno lasciato donne e bambine sole a curare e sfamare i più piccoli e i più anziani.

Adolescenti e bambine costrette alla prostituzione o a intraprendere viaggi della disperazione in balia di trafficanti e sfruttatori. Secondo Unicef ogni anno in Africa i bambini e gli adolescenti rappresentano oltre la metà della popolazione che migra.

Mentre in Paesi africani come il Kenya l’infanzia continua ad essere un “miraggio” gli aiuti italiani all’Africa sub sahariana sono stati dimezzati, con un calo del 51% negli ultimi sei anni. Questi i dati pubblicati dall’Ocse in recente rapporto, Geographical Distribution of Financial Flows to Developing Countries Disbursements, Commitments, Country indicators.

Tra i fattori che insieme alla povertà causano le migrazioni che coinvolgono anche bambini e adolescenti: una rapida crescita della popolazione, l’urbanizzazione, uno sviluppo economico iniquo, conflitti persistenti, amministrazioni deboli e la limitata capacità istituzionale di supportare le popolazioni più vulnerabili, in primis, i bambini e il loro diritto ad un’infanzia in famiglia.

Proteggere i bambini africani significa intraprendere azioni e prevedere interventi che agiscano sulle cause che spingono alla fuga, creare e garantire dei sistemi di protezione e benessere per l’infanzia e programmi che creino opportunità di lavoro, in particolare per i giovani e le donne, con un’attenzione particolare alla formazione professionale e alla creazione di micro e piccole imprese per la promozione di uno sviluppo locale sostenibile.

Superare la retorica dello slogan “aiutiamoli a casa loro” significa portare avanti la convinzione che la vita è preziosa sempre e vada salvata e accolta, ma al tempo stesso bisogna tornare a sostenere le iniziative di sviluppo locale perché nessun bambino sia più costretto a fuggire, lasciandosi dietro la propria famiglia.

Ai.Bi. opera concretamente in Marocco, Ghana, Kenya e Repubblica Democratica del Congo realizzando e supportando interventi a favore dei bambini più vulnerabili, abbandonati e orfani per tutelare i loro diritti, primo fra tutti il diritto a vivere e crescere in famiglia; garantire loro un’alimentazione adeguata, l’accesso a cure mediche e visite specialistiche, il diritto all’istruzione anche attraverso la formazione di insegnanti qualificati.

Preveniamo l’abbandono sostenendo le famiglie in difficoltà e incentivando la loro autonomia economica perché mantenere unite le famiglie è il migliore mezzo per proteggere bambini ed adolescenti e offrire loro un’opportunità di futuro a casa.

E’ possibile sostenere i nostri progetti in Africa aderendo alla campagna Adozione a Distanza: il Futuro dei Bambini in Africa.