Kosovo: la sconvolgente indagine sul traffico illegale di organi

trafficol_organiÈ di poche settimane fa la notizia che un giovane studente di medicina, di 20 anni, è stato arrestato per aver rapito un bambino a Kukes (città dell’Albania nord-orientale) per portarlo verso il Kosovo e fargli prelevare gli organi. Questo è solo uno dei tanti casi legati al traffico illegale di organi, di adulti e bambini, gestito da anni da un’enorme organizzazione criminale internazionale.

La vicenda è iniziata alla fine degli anni ‘90 e ha coinvolto la clinica privata Medicus della città di Pristina, in Kosovo, fatta chiudere nel 2008 dopo una lunga indagine su 30 trapianti di rene illegali.

Già nel 2005 la clinica Medicus era finita nel mirino della Financial Intelligence Unit, una sorta di Guardia di Finanza ONU. Gli agenti accertarono che il Centro Trasfusioni del Kosovo (KBTC) aveva fornito abnormi quantità di sangue ad alcune cliniche private a Pristina.

Il caso è salito di nuovo alla ribalta delle cronache internazionali a seguito dell’indagine avviata dal Consiglio d’Europa (CoE) e della relazione di Dick Marty (politico svizzero, membro del Consiglio degli Stati dal 1995, e dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa) in merito al coinvolgimento dell’esercito di Liberazione del Kosovo (KLA) coinvolto nel traffico di organi di cittadini serbi rapiti e di altri prigionieri nel 1999.

E torna a far discutere (oltre che sconvolgere per la gravità delle imputazioni) anche perché, finalmente, l’albanese kosovaro Driton Jilta, uno degli indagati (in tutto 9 persone, 7 albanesi del Kosovo, un israeliano e un turco), si è deciso a confessare di aver gestito il commercio illegale di organi in quella struttura sanitaria.

Tra gli imputati anche Ilir Rrecaj, ex alto funzionario presso il Ministero della Salute, che si è dichiarato innocente e Lutfi Dervishi, un professore universitario, proprietario della clinica Medicus – ritenuto il capo dell’organizzazione – che ha negato le accuse mossegli. Coinvolti nell’organizzazione anche un medico turco, Yusuf Sonmez, e un israeliano, Moshe Harel. Sono tutti indagati per traffico di esseri umani, criminalità organizzata e attività illegali mediche.

Il procuratore Jonathan Ratel, che si è occupato del caso, ha fatto sapere che gli organi venivano “acquisiti” da persone indigenti provenienti da Turchia, Russia, Moldavia e Kazakistan, attirate con la falsa promessa di ricevere fino a 15.000 € per i loro reni, rivenduti poi a cittadini tedeschi, israeliani, canadesi e polacchi, disposti a pagare l’organizzazione fino a 90mila euro per un rene.

Fonte: www.balkaninsight.com