L’affido crolla: si rischia la riapertura degli istituti

Allarme dal settore dell’affido: da diverse Regioni italiane arriva notizia di un calo. Tra il 2007 e il 2010 gli invii dei minori presso una famiglia affidataria sono crollati del 18% in Toscana, regione con una struttura pubblica fra le più efficienti del Paese. Criticità che mette in luce come sia inadeguato assegnare la gestione di temi come l’affido nelle mani del solo settore pubblico.

Un sistema anacronistico e controproducente. Con il crollo dell’affido infatti si profila il rischio della riapertura degli istituti. Inviare ancora minori alle comunità educative diventa una spesa insostenibile: lo confermano il calo di invii nelle comunità in Lombardia, pari al 17%, tra il 2007 e il 2010, e la chiusura di numerose comunità educative nella Regione Campania dal 2009 a oggi, passate da 340 a un centinaio circa, secondo quanto dichiara Mario Massa del Consorzio Regionale Asis.

Dal 2001 con la legge 149 l’affido dovrebbe essere la strada privilegiata per far crescere un minore che non può vivere nella sua famiglia d’origine. Ma da parte delle associazioni l’allarme è altissimo. Marco Griffini, presidente di Ai.Bi.: «È il caso di iniziare a pensare, per salvare l’affido e per scongiurare la riapertura degli istituti, di far intervenire le realtà del non profit nella gestione dell’affido. Come peraltro già avvenuto, e con ottimi risultati, nei settori della sanità e dell’educazione, o, per restare nel campo dei diritti dei minori fuori famiglia, nell’adozione internazionale, quasi totalmente in carico al privato sociale. Anzi, qui, a ben guardare, il paragone con il pubblico è spietato, se si raffrontano i deludenti risultati dell’unico ente pubblico in attività (l’ARAI in Piemonte) con quelli di uno qualsiasi degli enti autorizzati privati».